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essere presenti i nostri cani, è grazie a loro che ci siamo conosciuti, veniamo da un
quartiere molto lontano, ma tutti gli amici amanti degli animali ci hanno detto di
rivolgerci a lei». I ragazzi tacquero guardando il parroco, che a sua volta guardò
Agostino che osservava dall’alto della credenza quei due enormi cagnoni tranquilli e
felici; Agostino fece un salto e scese, poi passò tra le gambe del suo parroco
strusciandosi alla tonaca. Quello era il suo sì. Il prete lo prese in braccio e disse:
«Va bene, dovrò chiedere la dispensa al vescovato perché non ci si può sposare
nelle domeniche di avvento». Un mese dopo, nella seconda domenica di dicembre, in
una fredda ma soleggiata mattina d’inverno, entrarono in chiesa lo sposo al braccio
della mamma con al guinzaglio la sua cagnetta rossiccia con un gran fiocco di tulle
bianco al collo e la sposa al braccio del vecchio padre con il suo meticcio bianco e
nero con un papillon bianco di raso; fu un bellissimo matrimonio officiato dal
parroco e dai tre chierichetti: i due ragazzini che servivano messa e Agostino che per
l’occasione si mise sotto l’altare e non si mosse per tutta la funzione.