Page 141 - 101 storie di gatti
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mattina Pier ricevette una visita inattesa, un suo amico che non vedeva da mesi era
passato a salutarlo e a proporgli un lavoro da fare insieme. Dopo un po’ di
convenevoli e di coccole ai cani, il ragazzo aprì la porta dell’ufficio per entrare, ma
fu bloccato dal grido di Pier: «Attento al gatto!». «Un gatto?», gli disse l’amico. «Ma
sei matto a tenere un gatto qui!».
Si accese nel cervello di Pier un lampadina! Si rivolse all'amico: «Si chiama
Alberto, come te, se non vuoi che faccia questa vita è tuo… prendilo!». Alberto entrò
nell'ufficio incuriosito da un gatto che aveva il suo nome, Pier lo seguì chiudendo la
porta, aspettò che Alberto avesse il piccolo Albertino in braccio e gli raccontò la
sua storia di sopravvissuto ai cani.
Il piccolo faceva le fusa e aveva infilato la testa nel giaccone da motociclista di
Alberto, che, dopo aver ascoltato la storia raccontata da Pier, restò in silenzio
pensando: “Vivo da solo in una piccola casa, non ci sono mai perché lavoro e
viaggio molto, che vita posso offrire a questo gatto… ma sarà sempre meglio che
qui… E poi mia madre e mia sorella sono gattare… lo darò a loro". Pier attese con
ansia la risposta dell'amico, anticipata da quel lungo silenzio; non ci furono parole
ma solo un gesto: Alberto spinse il gattino che aveva il suo nome nel giaccone e
chiuse i bottoni, prese il casco, salutò l'amico e accese la moto… non era mai andato
in moto con un gatto!
La sua casa non fu più vuota e silenziosa e le sue notti si dividevano tra il gatto e
le ragazze. Quelle che non amavano i gatti venivano lasciate, mentre le altre si
trasformarono in “zie" presso le quali Albertino trascorreva le settimane quando suo
padre Alberto faceva viaggi meravigliosi intorno al mondo, dai quali gli portava
sempre un regalino per farsi perdonare dell'assenza.