Page 136 - 101 storie di gatti
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                             AGOSTINO, UN


                             CHIERICHETTO


          D’ECCEZIONE






          La chiesa di San Giovanni dei Fiorentini, in piazza dell’Oro a Roma, divenne

          famosa negli anni Novanta perché ogni domenica il suo parroco diceva messa
          consentendo ai fedeli di portare in chiesa il proprio cane o gatto. Era un uomo di una
          certa età, molto amato nel quartiere, che aveva reso quella chiesa un luogo

          d’incontro tra persone più o meno religiose appartenenti spesso a etnie diverse.
              Nel cortile della chiesa trovava rifugio una piccola colonia felina accudita
          amorevolmente dalle gattare del quartiere. Ma dentro la canonica c’era un unico
          “chierichetto”, Agostino, il gatto che il prete aveva portato con sé a Roma dopo i
          lunghi anni di permanenza in una lontana diocesi di provincia. Dopo aver letto gli
          scritti di Sant’Agostino il parroco aveva deciso di prendere i voti e quindi il suo

          gatto non poteva che avere quel nome. Agostino era molto socievole, stava volentieri
          tra la gente e seguiva con attenzione tutte le attività svolte dal suo papà in tonaca
          nera. Durante la messa se ne stava tranquillo sul sedile dell’organo e dall’alto
          guardava gli umani e gli animali che ascoltavano la parola del Signore. Le rare volte
          che l’organo veniva suonato da una splendida ragazza dai capelli rossi, Agostino si
          spostava un po’ e guardava quelle mani e quei piedi muoversi con sapienza ed
          eleganza tra la tastiera e i pedali; amava molto la musica e non perdeva mai neanche

          la messa cantata.
              Il gatto era anche molto amico della perpetua e dei chierichetti con i quali
          trascorreva il tempo in sacrestia prima dell’inizio della messa: quella era l’unica
          sacrestia dove oltre all’acqua e al vino c’erano anche latte e croccantini! Il parroco
          svolgeva molte attività, ma una in particolare piaceva molto ad Agostino: i corsi
          prematrimoniali. Tutti i promessi sposi, più o meno giovani, si sedevano in circolo

          intorno alla poltrona del parroco che, con Agostino sulle ginocchia, li intratteneva
          sui doveri coniugali e religiosi che il matrimonio in chiesa avrebbe imposto loro.
              Di solito non ci si può sposare in chiesa senza aver conseguito il nulla osta del
          corso prematrimoniale, ma il parroco ogni tanto promuoveva qualche coppia che
          riteneva già pronta e matura; fu così anche per due giovani ragazzi che si
          presentarono da lui i primi di novembre con due cani al guinzaglio: «Ci siamo
          conosciuti al parco con i nostri cani e vorremmo sposarci tra un mese» disse il

          ragazzo al parroco. E la ragazza aggiunse: «Mio padre è molto malato e vorremmo
          sposarci prima di Natale. Desidereremmo anche che al nostro matrimonio potessero
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