Page 38 - A spasso con Bob
P. 38
6
Un uomo e il suo gatto
LA mattina seguente un rumore forte e improvviso mi svegliò di colpo. Mi ci
vollero alcuni secondi per capire dove ero e che cosa poteva essere successo. Quel
suono metallico e squillante proveniva dalla cucina ed era stato provocato da Bob
nel tentativo maldestro di aprire le ante degli armadietti in cui tenevo la sua pappa.
Lanciai un’occhiata all’orologio, era già mattina inoltrata. Dopo tutta l’eccitazione
della notte precedente, mi ero concesso un po’ di tempo in più sotto le coperte, ma
Bob aveva deciso che non poteva più aspettare e aveva trovato il modo per dirmi:
Svegliati, voglio fare colazione!
Mi trascinai fuori del letto e barcollai fino alla cucina: sul pavimento c’era il
pentolino che usavo per scaldare il latte. Appena mi vide entrare, Bob si diresse alla
sua ciotola vuota, nel caso non avessi ancora recepito il messaggio.
«Va bene, va bene, ho capito», dissi togliendo il fermo di sicurezza dalla dispensa
e tirando fuori la sua scatoletta preferita. La versai nella ciotola e lo osservai mentre
spazzolava il cibo in pochi secondi. Poi si dissetò lappando l’acqua, quindi si
dedicò alla toeletta, leccandosi muso e zampe, e alla fine trotterellò in salotto con
aria soddisfatta, acciambellandosi accanto al calorifero per un pisolino.
Magari fosse così semplice la vita anche per noi, mi dissi.
Valutai la possibilità di prendermi un giorno di vacanza, poi considerai con
maggiore attenzione la situazione. La sera prima avevamo avuto molta fortuna, ma
con quei soldi non potevamo certo andare troppo lontano. A giorni sarebbero
arrivate le bollette senza contare che adesso avevo una nuova bocca da sfamare che,
peraltro, era piuttosto esigente.
E così, dopo colazione, cominciai a prepararmi. Non ero sicuro che Bob volesse
ancora seguirmi. Forse il giorno prima aveva soddisfatto la sua curiosità e adesso
avrebbe preferito vagabondare per il quartiere. In ogni caso infilai nello zaino
qualche croccantino.
Erano le prime ore del pomeriggio quando mi misi in movimento e, dato che
avevo la chitarra e lo zaino in spalla, il mio amico a quattro zampe non poteva certo
avere dubbi su dove mi stessi dirigendo. Se non voleva uscire, si nascondeva sotto il
divano e, per un secondo, pensai fosse proprio quella la sua intenzione, ma quando
tolsi la catenella dalla porta e feci per richiudermela alle spalle, si precipitò sul
pianerottolo, intrufolandosi tra le gambe, e mi seguì giù per le scale.
Appena uscimmo all’aperto, corse verso il solito giardinetto in cui faceva i suoi
bisogni ma poi, invece di tornare da me, tirò dritto verso la zona della pattumiera. I
bidoni erano diventati per lui una grande attrazione e Dio solo sa che cosa trovava
da mangiare in mezzo alle immondizie.
Forse è uscito con me solo per precipitarsi al suo parco giochi, mi dissi con un
filo di preoccupazione, perché non mi piaceva che trafficasse nei rifiuti. Non si sa
mai quando passano quelli della nettezza urbana… così andai a dare un’occhiata.