Page 35 - A spasso con Bob
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senso, mi si adattava perché io mi vestivo soltanto di nero. Quando però volevo fare

          colpo suonavo Wonderwall degli Oasis, funzionava sempre, soprattutto fuori dei pub
          nelle sere estive.
             Di solito iniziavo con About a Girl dei Nirvana, tanto per rompere il ghiaccio. Ed

          era  proprio  quella  che  stavo  suonando,  con  Bob  acciambellato  davanti  a  me  e  la
          fiumana di gente che entrava e usciva dalla stazione della metro.
             Avevo  appena  iniziato  da  un  paio  di  minuti,  quando  si  fermò  un  gruppo  di
          ragazzini.  Credo  che  fossero  studenti  brasiliani  perché  indossavano  la  maglietta
          della nazionale di calcio e parlavano portoghese. Una di loro si inginocchiò a terra e

          cominciò ad accarezzare Bob.
             «Ah, gato bonito», esclamò una ragazzina.
             «Dice che il tuo gatto è molto bello», si affrettò ad aggiungere un altro del gruppo.

          Erano tutti affascinati dal mio amico a quattro zampe. Quasi immediatamente se ne
          aggiunsero altri per vedere che cosa stesse succedendo e le monetine cominciarono a
          cadere nella custodia.
             «Pare proprio che tu sia un buon compagno, ti inviterò a uscire più spesso», dissi
          a Bob sorridendo.

             Non avendo previsto la sua presenza, non avevo portato con me nessuna scatoletta.
          Per  fortuna,  frugando  nello  zaino,  trovai  qualche  croccantino,  ma  per  un  pasto
          decente avrebbe dovuto aspettare sera come me.

             Quando il sole tramontò e la via divenne più affollata, un numero sempre maggiore
          di persone si fermò per guardare Bob. Il mio gatto aveva decisamente qualcosa di
          speciale, perché attirava la gente come una calamita.
             Una bella signora tutta in ghingheri mi si avvicinò quando ormai era scesa la sera.
             «Da  quanto  tempo  ha  questa  bestiola?»  mi  chiese  chinandosi  a  terra  per

          accarezzarlo.
             «Un paio di settimane», le risposi. «In un certo senso, ci siamo trovati.»
             «Trovati? Interessante.»

             All’inizio non le diedi molta confidenza, avevo paura che fosse la rappresentante
          di  non  so  quale  ente  di  protezione  degli  animali  venuta  a  dirmi  che  non  avevo  il
          diritto di tenere Bob. Invece mi sbagliavo, perché era soltanto un’amante dei gatti, e
          fui contento di raccontarle l’intera storia.
             «Anche il mio aveva il pelo rosso. Sono i migliori, così affettuosi. Ha avuto la

          fortuna di trovare un vero amico», concluse, sorridendomi.
             «Penso proprio che abbia ragione», convenni, e parlavo seriamente.
             Prima di andarsene ci lasciò una banconota da cinque sterline, decisamente una

          somma a cui non ero abituato.
             Non  sapevo  ancora  quanto  avessimo  guadagnato  fino  a  quel  momento,  ma  ero
          certo  di  aver  di  gran  lunga  superato  il  mio  abituale  incasso  giornaliero,  perciò,
          siccome  il  ferro  va  battuto  finché  è  caldo,  mi  dissi  che,  se  Bob  in  futuro  avesse
          insistito per venire con me, non glielo avrei certo impedito.
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