Page 17 - A spasso con Bob
P. 17
verso il solito giardinetto pieno di cespugli. Mentre osservavo come si leccava le
zampine – non smetterà mai di stupirmi l’amore per la pulizia che contraddistingue i
gatti – improvvisamente si irrigidì, acquattandosi, la coda e le orecchie ritte, il pelo
gonfio, le pupille ridotte a una fessura. Mi stavo avvicinando di qualche passo per
capire che cosa l’avesse disturbato quando Bob, con la velocità di un lampo, si
lanciò in mezzo all’erba e afferrò qualcosa con la bocca. Vidi allora che fra i denti
teneva stretto un topolino grigio. Non fu proprio un bello spettacolo. Gli aveva
spezzato le zampe e, appena smise di divincolarsi, il mio amico pel di carota aprì le
fauci e lo lasciò cadere a terra.
Sapevo cos’avrebbe fatto adesso, ma non volevo che Bob se lo mangiasse perché
si sa che questi animali sono portatori di malattie. Mi inginocchiai accanto a lui nel
tentativo di sottrarglielo.
La cosa non parve piacergli. Fece uno strano rumore, a metà tra un gorgoglio e un
suono roco simile a una raffica di mitraglia. Poi con la bocca riafferrò il topo morto.
«Dammelo, Bob», gli ordinai, «adesso.»
Mi lanciò un’occhiata eloquente del genere: E perché mai? Non sembrava affatto
disposto a rinunciare al suo trofeo di caccia.
Infilai la mano nella tasca del giaccone e tirai fuori un croccantino per proporgli
un giusto scambio. «Prendi invece questo, Bob, sarà molto meglio per te.»
Dall’espressione stampata sul suo muso capivo che non era ancora convinto, ma
dopo qualche secondo di incertezza mollò la presa e si allontanò di qualche metro.
Velocemente presi il topolino per la coda e lo lanciai nel cespuglio.
Questo episodio mi fece riflettere su quella che io ritengo sia una delle
caratteristiche più affascinanti della natura dei gatti: il loro istinto di predatori. A
non tutti piace pensare che i loro adorabili micetti si trasformino in spietati killer
tutte le volte in cui se ne presenta l’opportunità.
In alcuni luoghi del pianeta, come in Australia, per esempio, è severamente vietato
lasciare liberi i gatti di notte per salvaguardare altri animali quali uccelli e piccoli
roditori dai loro attacchi.
La vista del topo aveva scatenato in Bob il suo istinto da predatore: aveva agito
con la freddezza e la velocità di un cacciatore professionista.
Mi chiesi di nuovo che vita potesse aver condotto prima di incontrarmi. Aveva
vissuto come un randagio, cacciando il suo cibo? Ero sicuro che, se il mio amico
avesse avuto il dono della parola, me ne avrebbe raccontate delle belle.
In fondo lui e io avevamo un sacco di cose in comune.
Tutte le volte che mi ritrovavo in mezzo a una strada, senza un tetto sulla testa, la
gente mi domandava che cosa mai poteva essermi successo in passato per finire in
quel modo. Alcuni se lo chiedevano per motivi professionali perché nel corso degli
anni ho incontrato decine di assistenti sociali, psicologi e anche poliziotti che mi
hanno sottoposto a una raffica di domande sul perché fossi diventato un barbone. Ma
spesso me lo chiedeva anche la gente comune.