Page 70 - La cucina del riso
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Piemonte




                 “La Monda”, diedero vita ad un movimento di opinione tra i lavoratori,
                 che portò ad un accordo, nel 1906, che stabiliva la riduzione a nove ore
                 massime giornaliere per i lavori dei mondariso, uomini e donne, con un
                 salario di 25 centesimi l’ora. Nel 1910 divenne poi operativo un accordo,
                 primo nel mondo del lavoro del nostro Paese, sulla riduzione dell’orario
                 lavorativo a 8 ore per tutti i lavoratori del settore riso.
                     Al  termine  della  Prima  guerra  mondiale,  la  risicoltura  incontrò  un
                 periodo di crisi per l’importazione di prodotti a prezzi più bassi dai paesi
                 asiatici. Tra i diversi interventi presi dal governo, si segnala l’istituzione
                 dell’Ente Nazionale Risi, nel 1931, per promuovere la coltura a livello
                 produttivo, industriale e commerciale. Furono avviati programmi di ricer-
                 ca, costruiti magazzini ed essiccatoi collettivi, fissato il prezzo del riso a
                 livello nazionale.
                     Negli anni Sessanta si avvia un processo generale di razionalizzazio-
                 ne e specializzazione della coltura del riso, con la diffusione della pratica
                 della semina diretta, l’uso di diserbanti chimici e la massiccia introduzione
                 delle macchine, che comportano una drastica riduzione della manodopera,
                 lo spopolamento delle campagne e l’abbandono delle cascine.
                     Più recentemente, negli anni Novanta, il processo di globalizzazione
                 ha messo a dura prova la competitività del riso italiano, un prodotto con
                 caratteristiche qualitative di eccellenza, ma con costi alti rispetto a quelli
                 egiziani, asiatici e americani. Oggi, i produttori piemontesi si affermano
                 grazie all’alta qualità, allo studio e alla ricerca per proporre al mercato un
                 riso di alta gamma.
                     Il Piemonte, con quasi 120.000 ettari coltivati a riso e con più di
                 2.000  aziende  risicole  operanti  sul  territorio,  fornisce  più  della  metà
                 della produzione nazionale. La superficie interessata rappresenta il 20%
                 di quella regionale a seminativi e, anche a livello europeo, la regione
                 detiene  il  primato  con  una  concentrazione  di  risaie  attorno  a Vercelli
                 (75.000 ha) e Novara (35.000 ha), con estensioni nel Biellese (4.000 ha),
                 nel Monferrato casalese (8.000 ha), ma anche nelle province di Torino
                 (150 ha) e Cuneo (200 ha). Ottima la qualità del prodotto: la pianura
                 di Vercelli e di Novara, con la provincia di Pavia viene considerata il
                 “triangolo d’oro d’Europa”.



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