Page 224 - La cucina del riso
P. 224

Marche




                 e senigalliese, sono testimoniate minestre di riso in brodo di pesce di chiara
                 ispirazione marchigiana, che utilizzano i pesci bianchi Kascher (consentiti),
                 quelli cioè dotati di pinne e squame, con esclusione di tutti gli altri, fra cui
                 anguille, molluschi e crostacei. Rispetto ai brodi di pesce delle popolazioni
                 locali, questi sono più aromatizzati (coriandolo, prezzemolo, basilico, zen-
                 zero, zafferano come da tradizione sefardita).



                 NELLA CUCINA POPOLARE


                     Nelle Marche, in passato, più che all’uso alimentare in senso stretto,
                 il  riso,  nella  cucina  popolare,  era  principalmente  utilizzato  con  finalità
                 medicamentose o quale componente di preparazioni culinarie di carattere
                 devozionale o propiziatorio. Veniva e viene utilizzato per curare le malattie
                 dello stomaco e le indigestioni, sotto forma di minestra di riso in bianco
                 (cotto nell’acqua o nel brodo e condito con burro o olio e, a volte, cacio e
                 limone). Il riso compare come componente di dolci devozionali, legati a
                 figure di santi e a festività cristiane. Le frittelle di San Giuseppe, chiamato
                 nelle Marche San Giuseppe “frittellaro”, come quasi tutte le preparazioni,
                 avevano in passato due versioni: quella dei ceti abbienti, che prevedeva di
                 lessare il riso con l’aggiunta di latte, farina di grano, uova, scorza di limone
                 grattugiata, Mistrà (popolarissimo distillato di vino aromatizzato con semi
                 di anice); quella dei più poveri, dove il costoso riso era sostituito, completa-
                 mente o quasi, da farina di grano o di mais, miele, strutto, Mistrà. Anche il
                 bostrengo delle Marche settentrionali (area di Urbania) è dolce devozionale
                 delle festività natalizie e non solo, del quale la versione ricca utilizza farina
                 di grano, farina di riso (o riso bollito), fichi secchi, uva passa, noci, noccio-
                 le, zucchero, cacao, liquore, scorza d’arancia grattugiata e quella popolare
                 prevede, al posto del riso, o insieme a poco riso, pane raffermo bagnato nel
                 latte, farina di mais, fichi secchi, noci, nocciole, uva passa, fettine di mele.
                     Nell’area maceratese-fermana, zona di maggior produzione in passato,
                 una minestra di riso detto riso jallo è stata utilizzata, fino a qualche decen-
                 nio fa, come piatto del pranzo nuziale sia nelle nozze signorili e, soprattutto,
                 in quelle contadine. Un antico stornello popolare di quell’area recita: “Cima



                Itinerari di Cultura Gastronomica                                        223
   219   220   221   222   223   224   225   226   227   228   229