Page 198 - La cucina del riso
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Emilia Romagna




                 gialla, ancora bollenti, queste semplici frittelle si spargevano di tanto zuc-
                 chero semolato.
                     Come già evidenziato, nella dispensa della “azdora” romagnola della
                 prima metà del secolo scorso, il riso era un alimento occasionale, e visto che
                 bisognava comprarlo, e i soldi erano pochi, risultava più economico prepa-
                 rare strozzapreti o tagliatelle. Il riso veniva usato raramente e spesso aveva
                 una valenza terapeutica: uno stato di debilitazione, alla fine di un periodo di
                 malattia, veniva “trattato” con il riso in brodo. Anche nella comunità roma-
                 gnola urbana, non contadina, il riso non era un piatto di riferimento. Non
                 c’era una ricorrenza particolare da identificare con un pasto a base di riso.
                 Le preparazioni erano occasionali. In circostanze importanti si preparava
                 il riso con l’uovo. In più zone della Romagna, si realizzava con il riso una
                 specie di pasto per gli ospiti inattesi; era chiamato la vianda (è facile asso-
                 ciare questo nome a viandante): si cucinava il riso in acqua, si aggiungeva
                 una patata a fette sottili o a piccoli tocchetti, si aggiustava di sale e di pepe
                 e, nelle famiglie più agiate, si metteva anche un tocchetto di salsiccia per
                 dare più sapore. In questa maniera si onorava l’ospite offrendogli un piatto
                 sostanzioso, gustoso e “voluminoso”.




                 CON I PRODOTTI DEL MARE E DELLA CACCIA


                     Nella seconda metà del secolo scorso, si inizia a sentir parlare di riso
                 bollito con le vongole, altro alimento povero dei pescatori romagnoli. Pre-
                 parato rigorosamente senza pomodoro, era un piatto dai sapori semplici e
                 intensi. Questa pietanza, un risotto antesignano, veniva preparata nelle case
                 dei pescatori o nei loro capanni di pesca vicino ai porti o lungo le spiag-
                 ge della Romagna, ancora non attrezzate turisticamente. Nell’immediato
                 secondo dopoguerra, questi luoghi di lavoro dei pescatori diventano punti
                 di aggregazione obbligata per i primi “bagnanti” frequentatori della costa
                 romagnola. La condivisione del pasto domestico in comune tra la famiglia
                 e l’ospite/turista è il nucleo di partenza di una gastronomia popolare che
                 vede proiettato quel semplice riso casalingo nel futuro risotto alla marinara,
                 nucleo originario dell’offerta ristorativa artigianale della costa romagnola,



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