Page 81 - Raccolta amplissima di canti popolari
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78 PREFAZIONE
ne, cibaleti délie mie carni , e il popólo II figlio del conte correva, correva
torno alle difese; nllora il canto olandese Lentate le briglie sull'agil morello;
acquisla il vigore delle tuvolé di liubens e La vido, arreslossi, divolo mchino.
di Van Dy.-k.
I canil irlandesi. inglesi e scozzesi banno — Tu tessi, fanciulla, fanciulla tu tessi?
único tipo , ma colorito e svolgimento va Di cbi per te vive non t'arde il pensieru ?
ríalo. In Irlanda sovrabbondano le bóllate — Non dirlo, mió conté, te sol predilessi:
storiche; la loro música, dice Toniinaso Moo Amor dell'aspetto del niio cavaliero
re, è il comento federe della storia di que l - II pettin, la spola, la tela stampö. —
1' isola infortunata. Le injilesi sonó di slile
pi ii duro, e surba.no ricordi anglo-sassoni, — Ola, cbi li paila, che stai, che favelli ?—
danesi , norinanni , e Sir Filippo Sidney Sclamö dal verone la madre, che iutese:
scriveva nel Dialogo sulla poesía , come Appena i tuoi qualtro lontani fratelli
leggo in Cantil.« Non bo niai inteso le bal- Verranno, quest onts sia loro palese;
late di Percy e Douglas senza réstame coin- E certo nel sangue lávala sari. —
inosso come alio squillu della Iroinba guer-
resca, e puro le canta un povero c.ieco con Ed ecco a galoppo hingh'esso il viale
la voce ctiioccia sul violino scurdato u. La I quattro fratelli di ferro sonanli;
villoría di Brunan - bnrg fu cantata sin Dismontano, ascendon le rapide scale,
dal 938, e tuttora si conserva L'ainore, la La pallida madre lor corre davanti:
guerra, la caccia ispiráno sopra tutti quei — Aveste una suora, schernita è di già.
poeti. lohnson avrebbe volólo dare tntte
le suo opere per essere autore della ballata — Chi ardisce schernirladi questa contrada?
sulla caccia ne' bosclii di Cheviot. Le scoz — II figlio del conte la sfregia ed irride.—
zesi sono piii concise , vivad e drammati- Chi spicca la lancia, chi agguanta la spada.
che, e nella guerra tra gli Stuardi e i Brun Ma il fier Costantino di colpo la uccide:
swick, la musa popolare parteggio pe' de- A cercliio, seduli, le piangono appié.
caduti.
I monti, i laghi, le valli svizzere. desta- — Qua' spoglie, sorella, ti son le più grate'?
no I' estro del libero poeta, il quale si ele Di lana o velluto ti garba la veste?
va qiiando ricorda le lolte strenuaniente so- — lo vb le mie spoglie di sangue bagnate...
slenute a cni deve la liberta, che ha sapillo Portalemi ovunque fregiata di queste—
inantenere , non abusandone, e con la pu- Sol gli ocehi del conte non cadan su me.—
rezza dei suo i costumi Famoso pel mondo
è il loro Ranz-des-vaches, cioè l'armamen- Vestila di sangue la recan per tutto,
to delle vaccbe in canimino con l'acrompa- Ma prima del coule 1'accostan riinpeito.
guamento dcll' àlphorn, corno alpino. E<so II conte s'affaccia, dinianda del lotto,
varia nei diversi Canloni, e qnello di Vaud De' pii sacerdoli, di quel catalelto,
è slato tradott" da Cesare Malpica e pubbli- Che il popol cosparge di funebri fior.
cato nel Poliorama di F. Pirelli in Napoli.
Fa ti riel e l'ouiiuaseo haniio reso univer- — D'Arete l'eseqnie, quel corpo è d' Arele,
sali i c.anli greei. Essi sono quali possiamo Cui desü il luo core, che il suo nel luo pose.—
altenderli da un popólo eminentemente poé II misero evento ciascuno ripele;
tico, ned lianno la ruvidezza, il fanatismo, Ma il figlio del conlc non pianse o rispóse,
Г inverosiinile , ¡I sanguinario dei nordici, Solleva il pugnale, lo vibra, Iba in cor.
ne l'esagerato, l'íiidefinilo, il ronceltnso de-
gli orienlili. II cuore, la mente , la spida, A scorciare qneslo oinai lungo parágrafo,
i fiori, gli uccelli, la religion«, la patria ne dieu a cenni nessun popólo rivaleggiare con
sono argumento, e si colorano dalla paipzza la Francia in falto «ti canti populan storici
del noslro cielo di porpora e snieraldo. lo dal secólo XII sin oggi. Nella sola Bblio-
ne vnlgea in italiano sol uno . se non dei teca imperiale se ne conservano (iO volu-
piú belli, cerio de'più drammatici— Aretu- mi. Dappriuia fiirono lot , come Roberto
sa—che piú trascrivo; e in qiielli de'greco- Crispino li chiamava nel suo vecchio fran
albanesi di Sicilia ve ne ha tanli, da poter cesa circa il 1080 , quand. i venue a corte
completare il quadro. del G. Conte Ruggiero in Palermo, e quimil
divennero nàell. racconli entusiastici , epi-
Aretusa grainmi, satire vaux (de vivre, da'quali il
vaudeville), e finalmente la terribile carma
La vaga Aretusa tesseva tesseva, gnole cantata attomo la guillottina, il ça ira,
La fea di suoi paiupani il pergolo ombrello: che accompagna Madama Veto alpatibolo,