Page 54 - Sotto il velame
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IL VESTIBOLO E IL LIMBO



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              Una porta è, senza serrame . Dopo la porta un grande spazio
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           dove l'aria è tinta e il lume è fioco . Quello spazio, che digrada,
           ha per limite una riviera: un fiume grande, da parer palude, con
           acqua limacciosa e opaca. Una nave s'appressa per lo stagno livi-
           do. Fiammeggiano da essa, come uniche scintille in tutta questa
           opacità d'acqua e d'aria, due occhi di bragia. Sono d'un nocchiero
           vecchissimo .
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              A ogni momento nella ripa s'affolta gente. Il nocchiero appres-
           sa la barca, gridando parole d'eterna sanzione. Nella gente, cioè
           tra le anime, sorge uno strepito di denti e di bestemmie e di pian-
           to. E s'avanzano in quel barlume verso la riviera e verso i due oc-
           chi di fuoco. Formano quasi un grappolo, un ramo, un albero. Da
           esso si staccano a una a una le anime, foglie che appena si tenga-
           no al ramo per il picciuolo mortificato, cui assalgano i primi venti
           freddi dell'autunno.
              Guardando verso la palude, si scorge però che non si staccano
           da sè, ma via via per cenni del demonio barcaiuolo. E allora non
           sembra più quello lo sfogliarsi e il mondarsi d'un ramo. Quel for-
           micolìo d'anime sembra uno stormo di uccelli, dei quali ognuno,
           l'un dopo l'altro, si butti a terra per il richiamo di quell'orribile uc-
           cellatore.
              La nave s'allontana su per l'acqua opaca e nera. Non è di là

           107   Inf. VIII 125 seg.
           108   Inf. III 29 e 75.
           109   Inf. III passim.


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