Page 374 - Sotto il velame
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«Sono due, perchè due vite a noi sono dimostrate nel corpo del
           Cristo, una temporale del lavoro; l'altra eterna, della contempla-
           zione. L'una il Signore rappresentò con la passione, l'altra con la
           risurrezione 1062 . I nomi stessi di quelle donne ce ne fanno fede.
           Lia vuol dire laborans, Rachele visum principium, ossia il Verbo
           dal quale si vede il principio. L'azione della vita umana e mortale,
           nella quale viviamo ex fide, facendo molte laboriose opere incerti
           come siano per riuscire a prò di coloro cui vogliamo provvedere,
           è Lia prima moglie di Giacobbe; e perciò si narra che fosse d'oc-
           chi infermi, chè i pensieri dei mortali sono timidi e incerte le loro
           provvidenze 1063 . La speranza invece dell'eterna contemplazione di
           Dio, speranza che ha certa e dilettevole intelligenza di verità, è
           Rachele: ond'ella è ancor detta di buon viso e di bella figura.
           Ogni piamente studioso ama costei, e per lei serve alla Grazia di
           Dio, dalla quale i nostri peccati, anche se fossero come il fenicio,
           sono fatti bianchi come neve. Chè, Laban, cui Giacobbe servì per
           amor di Rachele, s'interpreta Dealbatio» 1064 .


           1062   Dante si configurò al Cristo (Summa 3a 49, 3). La sua passione si distin-
              gue, come la vita umana di Dio, in azione e passione. La sua azione consi-
              stè in ciò che il medesimo autore di Dante, nella stessa opera, nello stesso
              libro (cap. 28) dice: «L'azione dell'uomo che serve alla fede la qual serve a
              Dio, raffrena tutte le mortali dilettazioni e le costringe al lor modo natura-
              le....» Dante risorge risalendo per i peli di Lucifero e poi mettendosi nella
              burella; ma riesce al piè del monte. La libertà l'ha soltanto alla cima di esso
              monte.
           1063   Sap. 9, 14. E perciò Lia che si mira allo specchio, e Matelda che ha occhi
              così fulgidi, figurano che i pensieri del mortale non sono più timidi e le
              provvidenze sue non sono più incerte. Invero Dante è libero, e può far quel
              che vuole, chè quel che vorrà, sarà bene e non male più.
           1064   Di chi è servo Dante, e di chi è innamorato? È servo o, com'esso dice, «fe-
              dele» di Lucia (Inf. II 98), ed è amico di Beatrice, come questa medesima
              afferma (ib. 61). Lucia è dunque il Laban o Dealbatio del nuovo Giacobbe
              che ama colei che siede vicino all'antica Rachele? Certissimamente. Lucia
              è quella che agevola Dante per la sua via della purgazione e lo reca sino
              alla porta del luogo dove saranno cancellati i sette P. E tutti i commentatori
              (e in ciò diedero prova di lodevole acume) hanno interpretato Lucia per


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