Page 370 - Sotto il velame
P. 370

ferenza non c'è. Or tu dici, come molti dissero e dicono, che inve-
           ce è tanta differenza quanta tra la vita attiva e la vita contemplati-
           va. Come mai?»
              Ecco: posso rispondere che la vita attiva dispone alla contem-
           plativa; bisogna ricordare le quattro virtù che menano Dante a
           Beatrice, e le tre che aguzzano la sua vista 1048 ; e che le virtù mora-
           li «essenzialmente non pertengono alla vita contemplativa, perchè
           il fine di questa è la considerazione della verità: ora per le virtù
           morali sapere quel che pertiene a considerazione di verità, è di
           poco momento, come il filosofo dice, in Eth. II 2, X cap. ult.; e lo
           stesso in Eth. X 7 e 8, afferma che le virtù morali pertengono alla
           felicità attiva e non alla contemplativa. Ma «dispositivamente» le
           virtù morali pertengono alla vita contemplativa: chè l'atto della
           contemplazione, in cui essenzialmente consiste la vita contempla-
           tiva, è impedito sì dalla veemenza delle passioni, per cui l'inten-
           zione dell'anima è dalle cose intelligibili tratta alle sensibili; e sì
           da tumulti esterni. Ora le virtù morali impediscono la veemenza
           delle passioni, e sedano i tumulti delle esterne occupazioni. Così,
           le virtù morali «dispositivamente» pertengono alla vita contem-
           plativa» 1049 . Sicchè Dante, nel suo discendere per il baratro e nel
           suo salire per il monte, si è venuto disponendo alla vita contem-
           plativa, mortificando le passioni e facendosi forte contro i tumulti
           esterni. E così ha fatto cosa che pertiene a contemplazione. Il che
           è chiaro dal raffronto di tutte le due cantiche a questo luogo d'Isi-
           doro riportato nella Somma 1050 : «Nella vita attiva prima mediante
           l'esercizio del bene si devono esaurire tutti i vizi, affinchè l'uomo,
           nella contemplativa, già trapassi a contemplare il lume divino con
           pura la vista (acie) della mente». E noi abbiamo veduto che Dan-
           te purifica il cuore, cioè la vista, dall'ultima traccia di vizio, tem-
           prandolo attraverso il fuoco; sì che poi diventa acuto a vedere,


           1048   Summa 2a 2ae 181, I.
           1049   Summa 180, 2.
           1050   ib. 181, 1. De summ. bon. III 15.


                                         370
   365   366   367   368   369   370   371   372   373   374   375