Page 372 - Sotto il velame
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bero a essere lippi, li ha tali che 1057
non credo che splendesse tanto lume
sotto le ciglia a Venere...?
Altro che lippis oculis è codesta Lia! O come? Così. La vita attiva
sta diventando contemplativa; è già disposta alla contemplazione.
Dante ha, con l'esercizio delle virtù morali, acquistata, attraverso
il fuoco dell'ultimo peccato, la mondizia della vista. È disposto a
vedere. Non è così? È così. Perciò Lia si piace allo specchio e
perciò Matelda ha gli occhi luminosi.
È Dante, se s'interpreta il simbolo, è Dante medesimo in loro,
che ha stenebrato gli occhi infermi, e già è per contemplare.
Ciò dopo di aver finito di purgare le sette macchie veniali che
lasciano i sette peccati mortali... Sette? Ma sì. Debbo ancora ripe-
tere che le tre disposizioni si spicciolano in sette peccati, di quei
della palude pingue, che porta il vento, che batte la pioggia e che
s'incontrano con acerbi rimbrotti; che fanno quattro; più le tre ma-
lizie; che fanno tre; e sette dunque in tutto? E che questi sette pec-
cati sono i sette peccati mortali? Debbo ancora ripeterlo?
Ma sono più di sette.
E debbo ancora ripetere che i sepolti nel cimitero non contano
nel novero degli abitanti d'una città? che quelli del vestibolo,
quelli cioè che sono di là del fiume, sono fuori dell'inferno, che
comincia (è chiaro) col principio, cioè col primo cinghio? che
quelli del limbo dopo il gran dì, non ci saranno più, e risusciteran-
no, come quelli del cimitero saranno sepolti? che la «sospensio-
ne» la quale è sì nel limbo e sì nel cimitero, cesserà, come Dante,
secondo una virtù indubitabile del suo stile, dice per gli uni vo-
lendo intendere anche degli altri, cesserà nel «gran dì»? che la
mezza sepoltura e tenebra degli uni diventerà intera, come la
mezza luce (perchè hanno un fuoco tra le tenebre) e la mezza, in-
1057 Purg. XXVIII 63 segg.
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