Page 378 - Sotto il velame
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questa fonte e non a qualche rivolo sceso da essa. Ma nulla c'im-
           pedisce di credere ch'esso abbia mutato, e corretto anzi, da sè. Or
           i cambiamenti persuadono sempre più che a base del Poema Sa-
           cro è quest'interpretazione mistica degli amori del patriarca.
              In vero Dante ha enumerate e disposte diversamente le beatitu-
           dini, mettendo ultima la mondizia del cuore: per qual ragione se
           non per questa, di rendere più evidente il passaggio da Lia a Ra-
           chele, cioè dalla vita attiva alla contemplativa? Lia non appare a
           Dante dopo i primi, diciamo, sette anni; ma dopo i secondi: per-
           chè, se non per questo, che essendo i secondi sette anni raffigurati
           nelle sette beatitudini, delle quali ultima è la mondizia del cuore
           ossia la purità dell'occhio, egli trovava coincidente con l'attitudine
           alla vita contemplativa la perfezione della vita attiva? e doveva
           trovare Lia a specchiarsi come Rachele? e trovava in Matelda gli
           occhi luminosi di Beatrice?
              Si noti. Egli leggeva nel suo testo che i secondi sette anni sono
           le beatitudini. Si persuadeva, leggendo qua e là, per esempio in
           Ugo di San Vittore 1070 , che le beatitudini erano opposte ai sette
           peccati capitali, perchè esprimono il premio proposto a sette virtù
           contrarie a quelli. In poche parole, codesto Padre indica il legame
           tra questi cinque settenari, ciò sono vizi, petizioni della preghiera
           dominicale, doni, virtù, beatitudini 1071 . «I vizi sono cotali languori
           dell'anima o ferite dell'uomo interiore: l'uomo è come un malato;
           Dio è il medico; i doni dello Spirito sono l'antidoto; le virtù la sa-
           lute; le beatitudini il gaudio della felicità». È inutile ammonire il
           lettore della grande somiglianza di questo concetto con quello di
           Beda, che indicò quattro ferite dell'anima, corrispondenti, come
           vedemmo, alle tre disposizioni Aristoteliche, delle quali una, l'in-
           continenza, è duplice. Ora è ben certo che nel purgatorio Dante-

           1070   Hugo de S. Victore, Vol. I De quinque septenis 1: «seguono le sette virtù.
              Prima, la povertà di spirito, cioè umiltà, seconda mansuetudine o benignità
              etc. Poi, in quinto luogo, si distinguono sette beatitudini. Prima, il regno dei
              cieli; seconda la possessione della terra dei viventi etc.».
           1071   Hugo de S. V. l. c.


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