Page 309 - Sotto il velame
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che fai tu in questa fossa?
or te ne va!
con quel che segue e con quell'atto di trarre la lingua, che Benve-
nuto dichiara come di spregio dopo aver avuto che dire con alcu-
no.
L'ira ben si mostra come l'abito di tutti. E sono puniti col fuo-
co. Or qui bisogna notare che Dante, dove la corrispondenza tra
inferno e purgatorio è chiara, perchè esso adopera lo stesso nome
della colpa nell'un regno e nell'altro, nelle pene non osserva alcu-
na somiglianza. I lussuriosi son qua portati dal vento, là affinati
dal fuoco; i golosi qua pestati dalla pioggia, là emaciati dal digiu-
no; gli avari qua voltano pesi, là aderiscono alla terra; gli accidio-
si qua sono nel brago vischioso, là corrono con acuto fervore. Ma
nei tre peccati d'amor del male e di malizia sono analogie evidenti
nelle pene. L'ira nel purgatorio è mondata nel fumo, nell'inferno è
punita sotto il fuoco. Tra fuoco e fumo è la relazione che tra colpa
e macchia. Della colpa resta la macchia, come del fuoco il fumo.
Del resto egli pur dice: «in foco di ira» . Or nell'inferno c'è il
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fuoco, oltre che nel terzo girone, anche nel primo; chè la riviera è
di sangue che bolle. Non è nel secondo... Eppure! Oh! si rischia,
interpretando il Poeta, di passare a ogni tratto per dottori sottili;
eppure quanta sottigliezza non si deve invero a Dante! La selva
dei suicidi risuona di guai di ogni parte. Sono le Arpie che pasco-
no di quelle foglie e lacerano la buccia delle piante. Ebbene quei
guai sono come il soffiar di stizzi verdi messi al fuoco, che da una
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parte bruciano e dall'altra gemono . La selva sbuffa e stride e
cricchia e cigola tutta come per un incendio invisibile. Ecco il
bello di Dante! E bisogna essere sottili per trovarlo, e poi, anche a
essere grossi, si riconosce! Che sotto il velame io vedo a mano a
848 Purg. XV 106.
849 Inf. XIII 102, 40 segg.
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