Page 306 - Sotto il velame
P. 306
neo mostra il disdegno che ha di Dio e il poco pregio che fa di lui,
dicendo che s'egli lo saettasse ancor laggiù, come fece lassù 835
non ne potrebbe aver vendetta allegra.
Ora Capaneo è un punito da Dio, e uno che chiama vendetta la
punizione che riceve o è per ricevere, e uno che minaccia ancor
resistenza contro la vendetta. E questo è appunto il caso degli
usurieri, se ci rechiamo a mente lo Genesi dal principio. L'uomo
peccò, e Dio lo scacciò dal paradiso, dicendogli: «Maledetta la
terra nell'opera tua! Nelle fatiche mangerai da quella tutti i giorni
della tua vita! Spine e triboli ella a te germinerà, e mangerai l'erbe
della terra! Nel sudore del tuo volto ti ciberai del tuo pane, finchè
tornerai nella terra dalla quale fosti preso; perchè polvere sei e in
polvere tornerai!». Ecco dunque il precetto di bontà divenire inti-
mazione di pena: ecco che per il fatto di dovere operare ogni
uomo è nella condizione di Capaneo: di punito. Ed ecco che gli
usurieri ricusando di operare e di mangiar nelle fatiche e di cibar-
si nel sudore del lor volto, sono ribelli, per così dire, a Dio, come
Capaneo. E ciò è tanto più evidente, in quanto Capaneo si ribella
stolidamente a una pena che è proprio compresa in quella maledi-
zione: «tornerai nella terra dalla quale fosti preso!» Oh! Capaneo
è sotterra, negli abissi, ed esclama «qual fui vivo tal son morto».
Ma questo dispetto è la sua pena maggiore. Sei morto, o Capa-
neo! Sotterra sei!
E come gli usurieri, sono nella condizione di puniti anche i
peccatori di Soddoma. Oltre quel precetto di operare, dalla bontà
di Dio l'uomo ne aveva avuto un altro: questo: «Crescete e molti-
plicate e riempite la terra e sommettetela e dominate....» Ciò disse
il Signore, dopo aver creato l'uomo a imagine e somiglianza sua,
a imagine di Dio, e averli creati maschio e femmina; e nel bene-
dirli. Ora questo precetto di bontà diventò intimazione di pena.
835 Inf. XIV 51 segg.
306