Page 256 - Sotto il velame
P. 256

670
           gne che lacerano i dissipatori , sono d'origine antica, credo. Nel-
           la selva sono anche le Arpie. Ebbene le Arpie, nell'Eneide, sono
                                                               671
           sì nelle Strofadi e sì nell'Averno. Onde Servio annota : «Intendi
           che già fossero uccise (al. morte) o che, secondo Platone ed altri,
                                                672
           fossero là simulacri delle Arpie vive . I loro simulacri bene si
           pongono nell'inferno; le quali (al. perchè) si dice siano anche Fu-
                                                                     673
           rie». Invero Servio crede che «la più grande delle Furie»   sia
           l'Arpia stessa che annunzia nelle Strofadi il futuro danno ai Troia-
             674
           ni . Or dunque Dante poteva con Servio e anche con Virgilio,
           credere che le Arpie fossero Furie. Ed ecco che Servio afferma
                                                           675
           che le cagne ululanti al sopravenir di Proserpina  sono Furie; e
           più chiaramente , che le Arpie sono Furie e perciò cagne, «di
                           676
           che si dice ancora che rapiscon via le mense, il che è uffizio delle
           Furie: di che ancora si finge che gli avari (in Dante non gli avari,
           ma i dissipatori, che sono molto simili ai prodighi e perciò molto
           affini agli avari; e non è inutile avvertire che le mense sono molta
           parte nella reità del sanese Lano), che gli avari soffrano delle Fu-
           rie.... E che le Furie si chiamino cagne attesta pur Lucano....  In-
                                                                     677
           vero negl'inferi si chiamano Furie e cagne; presso gli Dei, dirae e
           uccelli; in terra (in medio) Arpie. Sì che duplice effigie si trova di
           loro». Mi pare che queste cagne, le quali sono nere e hanno furio-
           so corso e si trovano nella selva stessa in cui si annidano le Arpie,
           Dante le abbia, in suo pensiero, fatte equivalenti alle Arpie stesse.



           670   Inf. III 124 segg.
           671   Aen. VI 289. Da notare che non solo da questo libro, ma da questo verso
              ha certo Dante derivato molto: «Gorgoni, Arpie e il fantasma tricorpore»
              che in Servio trovava interpretato per Erilo o Gerione.
           672   Qui Dante trovava la conferma del concetto Agostiniano. Del resto i mo-
              stri di Virgilio sono concepiti a quel modo.
           673   Aen. VI 605.
           674   Aen. III 252.
           675   Aen. VI 257.
           676   Aen. III 209.
           677   Phars. VI 733.


                                         256
   251   252   253   254   255   256   257   258   259   260   261