Page 256 - Sotto il velame
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gne che lacerano i dissipatori , sono d'origine antica, credo. Nel-
la selva sono anche le Arpie. Ebbene le Arpie, nell'Eneide, sono
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sì nelle Strofadi e sì nell'Averno. Onde Servio annota : «Intendi
che già fossero uccise (al. morte) o che, secondo Platone ed altri,
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fossero là simulacri delle Arpie vive . I loro simulacri bene si
pongono nell'inferno; le quali (al. perchè) si dice siano anche Fu-
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rie». Invero Servio crede che «la più grande delle Furie» sia
l'Arpia stessa che annunzia nelle Strofadi il futuro danno ai Troia-
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ni . Or dunque Dante poteva con Servio e anche con Virgilio,
credere che le Arpie fossero Furie. Ed ecco che Servio afferma
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che le cagne ululanti al sopravenir di Proserpina sono Furie; e
più chiaramente , che le Arpie sono Furie e perciò cagne, «di
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che si dice ancora che rapiscon via le mense, il che è uffizio delle
Furie: di che ancora si finge che gli avari (in Dante non gli avari,
ma i dissipatori, che sono molto simili ai prodighi e perciò molto
affini agli avari; e non è inutile avvertire che le mense sono molta
parte nella reità del sanese Lano), che gli avari soffrano delle Fu-
rie.... E che le Furie si chiamino cagne attesta pur Lucano.... In-
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vero negl'inferi si chiamano Furie e cagne; presso gli Dei, dirae e
uccelli; in terra (in medio) Arpie. Sì che duplice effigie si trova di
loro». Mi pare che queste cagne, le quali sono nere e hanno furio-
so corso e si trovano nella selva stessa in cui si annidano le Arpie,
Dante le abbia, in suo pensiero, fatte equivalenti alle Arpie stesse.
670 Inf. III 124 segg.
671 Aen. VI 289. Da notare che non solo da questo libro, ma da questo verso
ha certo Dante derivato molto: «Gorgoni, Arpie e il fantasma tricorpore»
che in Servio trovava interpretato per Erilo o Gerione.
672 Qui Dante trovava la conferma del concetto Agostiniano. Del resto i mo-
stri di Virgilio sono concepiti a quel modo.
673 Aen. VI 605.
674 Aen. III 252.
675 Aen. VI 257.
676 Aen. III 209.
677 Phars. VI 733.
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