Page 176 - Sotto il velame
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primo parente a tutta la natura umana: infirmità, ignoranza, mali-
           zia e concupiscenza. E S. Tommaso, ragionandone, dice che «me-
           diante la giustizia originale la ragione perfettamente conteneva le
           inferiori potenze dell'anima... Questa fu sottratta mediante il pec-
           cato del primo uomo, e perciò tutte le potenze dell'anima riman-
           gono in certo modo destituite del loro ordine per il quale natural-
           mente sono ordinate a virtù; e questa destituzione stessa è detta
           vulneratio naturae». Or la fessura del gran veglio comincia dove
           finisce l'oro, cioè lo stato d'innocenza o, diciamo con più classica
           parola, di giustizia originale. Nel che si deve ricordare che Creta,
           oltre Saturno, ebbe anche un re così giusto, che Dante, pur tra-
           sformandolo in demonio, lo accetta e conserva come giudice del-
           l'inferno. La fessura è molto probabilmente, dunque, codesta vul-
           neratio, e il gran veglio è la natura umana.
              Ora la vulneratio si esplica in quattro ferite; e le potenze dell'a-
           nima cui queste vulnerano, sono la ragione (intelletto), la volontà,
           l'irascibile, il concupiscibile. Capovolgiamo; ed ecco si trova con
           l'inferno Dantesco una perfetta corrispondenza, in quanto in esso,
           cominciando dal secondo cerchio, è punita l'incontinenza, prima
           di concupiscibile e poi d'irascibile; quindi l'inordinatio nella sola
           volontà, all'ultimo quella ancor dell'intelletto. Ebbene i fiumi in-
           fernali che sgorgano dalla fessura del gran veglio, come dalla vul-
           neratio scende il disordine nelle potenze dell'anima, sono quattro,
           come quadruplice è quel disordine: e dove si trovano? Cocito è
           dove «più non si dismonta», il che è detto in senso proprio e in
           senso morale; dove non si può andar più giù e dove non si può far
           di peggio. Invero questo fiume, ghiacciato dal ventilar delle ali
           del primo superbo, serra in sè i peccatori di malizia con frode in
           chi si fida, ossia di tradimento. È in fondo in fondo all'inferno, e
           in fondo all'ultimo cerchietto della frode. Ora in principio del pri-
           mo cerchietto della frode (secondo della malizia), ossia nella bol-
           gia di Caifas, è la rovina. Della frode, insomma, la rovina è a
           capo, il fiume in fine. E la frode è un peccato che ha in più del



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