Page 171 - Sotto il velame
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fuggendo la caccia dei diavoli :
Lo duca mio di subito mi prese,
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e giù dal collo della ripa dura
supin si diede alla pendente roccia,
che l'un dei lati all'altra bolgia tura.
Ora è evidente perchè Dante, per certi peccati, la facilità di sal-
varsi esprima con lo scendere, e per certi altri, esprima la difficol-
tà, col salire o col risalire. Ci sono peccati che hanno in sè preci-
pua la conversione al bene commutevole, e altri che hanno preci-
pua l'aversione da Dio, bene immutabile. Ora il peccatore che va
morto all'inferno entra e scende per una porta e per rovine, per le
quali, entrando e scendendo, il peccatore vivo si salva, come l'al-
tro si perde. Invero il cammino dell'uno e dell'altro, perdendosi e
salvandosi, fu ed è converso, ugualmente, al bene; ma dell'uno al
bene commutevole, dell'altro al bene immutabile. Quindi è uno
scendere. Ma ciò solamente per il peccatore, vivo o morto, d'un
peccato di conversione al bene; chè quelli che si perdono o si sal-
vano di peccati di aversione da Dio, devono tenere via differente,
secondo che sono vivi o morti, secondo che si salvano o si perdo-
no. Quelli che muoiono di quel peccato, restano aversi, cioè con
la faccia torta da Dio e volta al male; quelli che se ne salvano de-
vono fare il contrario di quelli che si perdono; e salire come quelli
scendono, e mettere la testa dove il diavolo ha le zanche, e dipar-
tirsi così da tanto male. Ora poichè aversione da Dio vale quanto
conversione al male, e questa vale quanto malizia, e i peccatori di
malizia sono in tre cerchietti, come mai per la rovina della violen-
za, cioè della prima specie di malizia, Dante scende e non sale?
cioè scende soltanto e non ancora risale? Che se avesse voluto per
un suo fine dottrinale, avrebbe, il mirabile domatore della mate-
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