Page 169 - Sotto il velame
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to, è grave. E così vediamo che gli sciaurati piangono più dei pec-
           catori carnali; o almeno che il poeta significa il pianto di quelli
           con maggior menzione e più forti parole che il pianto di questi;
           mentre poi non parla affatto di pianti in faccia alle altre due rovi-
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           ne, sebbene per l'ultima egli noti che non è via per i morti . In
           secondo luogo Dante fa vedere che, per il vivente, la salvazione è
           a mano a mano più difficile. In vero dalla porta aperta si entra
           senz'altro; per la prima rovina si scende così agevolmente, che
           Minos grida: Non t'inganni codesta ampiezza: come a dire code-
           sta agevolezza; per la seconda rovina i sassi movevansi per lo
           nuovo carco; per la terza, oltre che Dante fatica sì che quasi è vin-
           to, per la terza, Dante non scende, ma sale. Ora la porta aperta si-
           gnifica la liberazione della volontà, significa la redenzione in ge-
           nerale dal peccato in generale. E la prima rovina è a capo dell'in-
           continenza e più particolarmente della concupiscenza; e la secon-
           da a capo della malizia con forza e senza intelletto; e la terza nella
           bolgia degl'ipocriti, cioè a capo della malizia con frode ossia con
           intelletto. E così la salvazione dalla servitù del volere è tanto faci-
           le, or che la porta è aperta, che non si capisce come in tanti non
           avvenga; al modo che non si intende come alcuno desideroso di
           uscire non esca pur essendo aperto l'uscio. E così la salvazione
           dalla concupiscenza è più facile che quella dalla malizia con for-
           za, e questa più che quella dalla malizia con frode: salvazione,
           quest'ultima, difficilissima. In verità, essendo il salire opposto
           allo scendere, se lo scendere significa una maggiore o minore
           agevolezza, il salire significherà una maggiore o minore difficol-
           tà, nel salvarsi.
              E qui Dante è mirabile. Come ha posto due discese, una più

           399  Inf. XXIII 55. Il divieto o l'impossibilità è implicito in queste parole, che
           riguardano i diavoli e a più forte ragione i dannati:
              Chè l'alta providenza che lor volle
              porre ministri della fossa quinta,
              poder di partirs'indi a tutti tolle.


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