Page 161 - Sotto il velame
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nerale, al peccato che non può crescere o calare, perchè è il pec-
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           cato , perchè è la morte, perchè è la tenebra. Ma Dante continua
           a morire, anzi si seppellisce, nel suo viaggio: alla carne o alla
           concupiscenza, e al veleno cioè alla malizia. C'è anche per queste
           morti un qualche mezzo che le renda possibili, come la porta dis-
           serrata dal Redentore fa possibile quella prima?
              Sì: vi sono tre rovine . La prima si trova nel cerchio dei lus-
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           suriosi, la seconda sopra il cerchio dei violenti, la terza torno tor-
           no la bolgia degl'ipocriti. Gli spiriti dei peccatori carnali 384


                              quando giungon davanti alla ruina,
                              quivi le strida, il compianto e il lamento,
                              bestemmian quivi la virtù divina.

           Così gl'ignavi del vestibolo sono presentati, con parole quasi
           uguali, sospiranti e piangenti e guaiolanti, con

                              diverse lingue, orribili favelle,
                              parole di dolore, accenti d'ira,
                              voci alte e fioche e suon di man con elle;


           come mai? perchè mai? Perchè passano avanti alla porta senza
           serrame: si può credere. E il perchè delle strida dei peccatori car-
           nali si può subito indovinare dal perchè dei sospiri e pianti degli
           sciaurati. La Redenzione fu in vano per gli uni e per gli altri.
              Ma come la Redenzione può essere significata dalla ruina, al

           382   Summa 1a 2ae 82, 4. Il peccato originale non recipit plus et minus, ut mors
              et tenebra.
           383   Devo molto, per questo studio e per altro, all'acuto ed elegante ingegno di
              Raffaello Fornaciari, il quale è pur debitore, come esso afferma, a Luigi
              Bennassuti, uomo che nel miro gurge dantesco vide assai chiaro. Non note-
              rò qua e là dove mi allontano dall'uno e dall'altro; rimando il lettore a tutto
              quel mirabile studio del Fornaciari, compreso negli «Studi su Dante, Mila-
              no 1883» sotto il titolo «La Ruina di Dante» (p. 31-45).
           384   Inf. V 34 segg.


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