Page 156 - Sotto il velame
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Questo freno e questa guida, nella strada del mondo, non può es-
sere che l'imperatore. Non può essere il papa;
però che il pastor che precede
ruminar può, ma non ha l'unghie fesse;
cioè può meditare le scritture e sanamente intenderle, ma non ha
l'uffizio e la virtù di discernere il bene dal male; cioè la prudenza,
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la prudenza che appartiene all'uso pratico dell'animo : ha quanti
lumi si vogliano, per la vita spirituale; non ha quello per la vita
attiva o civile: tanto che pur esso, difettando del lume, non ha il
freno;
perchè la gente, che sua guida vede
pure a quel ben ferire, ond'ella è ghiotta,
di quel si pasce, e più oltre non chiede.
La gente la quale vede che il suo pastore è dominato dalla cupidi-
tà e se ne lascia condurre, lo imita. Ora la cupidità contrasta mas-
simamente alla giustizia. Dunque il pastore non ha prudenza re-
gnativa nè la giustizia legale.
La cupidità contrasta massimamente alla giustizia. Così Dante
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afferma, dietro Aristotele . Togliendo al tutto quella, nulla resta
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di contrario alla giustizia . In verità la cupidità è l'avarizia che
germina in malizia o ingiustizia. Tolto il mal principio, non ci
sarà più il tristo effetto: l'ingiustizia. E l'ingiustizia è la lupa. Ed
essa è nella piaggia diserta, nel mondo diserto d'ogni virtù.
Ma verrà un Veltro, che la farà morire. Che altro può essere se
non un imperatore? L'imperatore non può avere cupidità «poichè
369 Summa 1a 2ae 102, 6.
370 De Mon. I 13: iustitiae maxime contrariatur cupiditas.
371 ib. remota cupiditate omnino, nihil iustitiae restat adversum.
372 ib. Cupiditas... quaerit aliena.
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