Page 18 - Poemi del Risorgimento
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tra l'acqua e l'aria, a' suoi travagli avvinto.
Lo vede: egli solleva alte le braccia.
Egli sostiene il polo sulle spalle,
del cielo, ed allontana con le braccia
dal capo suo le costellazioni,
e la marea mugge a' suoi piedi infranta.
Passano lente sopra lui le ruote
del Carro, e geme sotto lui l'Abisso,
e lungo lui scrosciano andando i fiumi
alle voragini profonde.
Ed anche un altro ei vede: una vedetta,
stante, ed insonne, e immobile, sospesa
al duro scoglio, attraversato il petto
dal cuneo lungo di mordace acciaio,
serrato da infrangibili catene
l'un piede e l'altro a due lontane rupi.
E tra i due piedi passano le navi,
ch'egli insegnò; ché diede all'uomo il fuoco
delle cento arti e delle cento morti.
Ora egli sta, né più goder del bene
può né vietare il male, avanti il riso
innumerevole dell'onde.
E solo, come i due Titani, è il nuovo
venuto, solo tra sé stesso e il mondo.
L'onde che s'accavallano spumando
sulle ginocchia al reggitor del cielo,
intorno ai ceppi al rapitor del fuoco,
son quelle dove tuffa le sue braccia
inutile l'uomo. E il suo pensier soggiace
all'universo, ch'egli può, l'invitto.
Ma il triste cuore e il fegato, rombando
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