Page 122 - Primi poemetti
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Diceva: «Andate a letto, io vi raggiungo».

                         Vedea le mille fate nelle grotte
                         illuminate. A lei faceva il fungo




                         la lucernina nell’oscura notte.



                                                         VIII




                         Pioveva sempre. Forse uscian, la notte,

                         le stelle, un poco, ad ascoltar per tutto

                         gemer le doccie e ciangottar le grotte.



                         Un poco, appena. Dopo, era più brutto:

                         piovea più forte dopo la quiete.
                         O ferraiuzzo, piccolino e putto!




                         Ghita diceva: «Madre, a che tessete?
                         Là può comprare, a pochi cents, chi vuole,

                         cambrì, percalli, lustri come sete.



                         E poi la vita dite che vi duole!

                         C’è dei telari in Mèrica, in cui vanno

                         ogni minuto centomila spole.



                         E ce n’ha mille ogni città, che fanno

                         ciascuno tanta tela in uno scatto,

                         quanta voi non ne fate in capo all’anno».



                         Dicea la mamma: «Il braccio ch’io ricatto

                         bel bello, vuole diventar rotello.

                         O figlia, più non è da fare, il fatto».



                         E tendeva col subbio e col subbiello

                         altre fila. La bimba, lì, da un canto,
                         mettea nello spoletto altro cannello.



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