Page 17 - Poemi conviviali
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LA CETRA D'ACHILLE
I
I re, le genti degli Achei vestiti
di bronzo, tutti, sì, dormian domati
dal molle sonno, e i lor cavalli sciolti
dal giogo, avvinti con le briglie ai carri,
pascean, soffiando, il bianco orzo e la spelta.
Dormivano i custodi anche de' fuochi,
abbandonato il capo sugli scudi
lustri, rotondi, presso i fuochi accesi,
al cui guizzare balenava il rame
dell'armi, come nuvolaglia a notte,
prima d'un nembo: Domator di tutto
teneva il sonno i Panachei chiomanti,
mirabilmente, nella notte ch'era
l'ultima notte del Pelide Achille;
e in cuore ognuno lo sapea, nel cielo
e nella terra, e tutti ora sbuffando:
dalle narici il rauco sonno, in sogno
lo vedean fare un grande arco cadendo,
e sollevare un vortice di fumo;
ma in sogno senza altro fragor cadeva,
simile ad ombra; e senza suono, a un tratto,
i cavalli e gli eroi misero un ringhio
acuto, i carri scosser via gli aurighi,
mentre laggiù, sotto Ilio, alta e feroce
la bronzea voce si frangea, d'Achille.
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