Page 111 - Poemi conviviali
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che tu non l'oda o non lo veda, o Psyche,
                                            Pan multiforme. Eppur talvolta ei soffia
                                            dolce così nelle palustri canne,
                                            che tu l'ascolti, o Psyche, con un pianto
                                            sì, ma che è dolce, perché fu già pianto
                                            e perse il tristo nel passar dagli occhi
                                            la prima volta. E tu ripensi a quando
                                            vergine fosti ad un'ignota belva
                                            data per moglie, crudel mostro ignoto.
                                            E sempre al buio tu con lui giacesti
                                            rabbrividendo docile, ed alfine,
                                            vigile nel suo sonno alto di fiera,
                                            accesa la tua piccola lucerna,
                                            guardasti; e quella belva era l'Amore.

                                               E lo sapesti solo allor che sparve,
                                            l'Amore alato. E ne sospiri e l'ami.
                                            E nella casa di ben fatta argilla,
                                            dove sei schiava delle voci ignude,
                                            sempre l'aspetti, che ritorni, e dorma
                                            con te. Tu piangi, quando Pan, la notte,
                                            fa dolcemente sufolar le canne;
                                            piangi d'amore, o solitaria Psyche,
                                            nella tua casa, dove più non tieni
                                            posto, che l'ombra, e non fai più rumore,
                                            che l'alito; e le voci odi che fanno
                                            all'improvviso a te cader dal ciglio
                                            la stilla che non ti volea cadere.

                                               Però che sono e sùbite e severe
                                            le più; ma più di tutte una che sempre
                                            contende e grida, ad ogni tuo sospiro
                                            verso l'alata libertà: «Non devi!»



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