Page 10 - Una discesa nel Maelstrom
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ballava.   Nella   mia   agitazione   nervosa   io   mi   gettai
           bocconi, aggrappandomi alla magra erba.
              «Questo» dissi infine al vecchio «non può essere altro
           che il gran turbine del Maelstrom.»
              «Così» egli mi rispose «viene chiamato da alcuni. Ma
           noi   norvegesi   gli   diamo   il   nome   di   Moskoe-Strom,
           dall’isola di Moskoe che è nel mezzo.»
              Le  descrizioni  ordinarie  di  questo  vortice  non  mi
           avevano preparato affatto a quel che vedevo. Quella di
           Jonas Ramus, per esempio, che probabilmente è la più
           minuziosa   di   tutte,   non   dà   la   minima   idea   della
           grandezza e dell’orrore del quadro, né della selvaggia e
           sopraffacente sensazione di novità che annichilisce lo
           spettatore. Ignoro da qual punto di vista precisamente,
           né in qual momento quello scrittore l’abbia veduto, ma

           certo non può essere né dalla cima di Helseggen né
           durante la tempesta. Pure vi sono nella sua descrizione
           alcuni passi che possono esser citati per i particolari,
           sebbene non riescano a dare una impressione efficace
           dello spettacolo.
              “La profondità delle acque” egli dice “tra Lofoden e
           Moskoe è da trentacinque a quaranta braccia; ma dalla
           parte   opposta,   verso   Ver   (Vurrgh)   questa   profondità
           diminuisce al punto che una nave non può passare senza
           correre il pericolo di fracassarsi sugli scogli, ciò che
           succede anche col tempo più calmo. Quando sale la
           marea, la corrente scorre tra Lofoden e Moskoe con
           rapidità   travolgente;   e   il   ruggito   del   suo   riflusso
           impetuoso supera quello delle cateratte più alte e più


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