Page 7 - Una discesa nel Maelstrom
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lugubre distretto di Lofoden. La montagna sulla cui
vetta ci troviamo si chiama Helseggen, la Nuvolosa. Ora
alzatevi un poco di più, tenetevi all’erba se vi sentite
prender dalla vertigine – ecco, così – e spingete lo
sguardo al di là di quella cerchia di vapori che copre il
mare sotto di noi.»
Tremando guardai e vidi un vasto spazio di mare
dalle acque di un colore d’inchiostro, il quale mi
richiamò subito alla mente la descrizione che il geografo
nubiano fa del “Mare Tenebrarum”.
Mente umana non può concepire panorama più
miseramente desolato. A destra e a sinistra, sin dove si
poteva spingere lo sguardo, si stendevano, come
bastioni del mondo, le linee di una scogliera altissima,
spaventosamente nera e strapiombante, il cui cupo
carattere era accentuato dalla risacca che alta le sbatteva
contro la sua lugubre cresta bianca, urlando e muggendo
in eterno. Proprio di fronte alla nostra rupe, a cinque o
sei miglia di distanza nel mare si scorgeva una piccola
isola dall’aspetto desolato; la si indovinava cioè al
selvaggio rompersi dei marosi da cui era avvolta. Due
miglia circa più vicino sorgeva un altro isolotto, più
piccolo, orribilmente pietroso e nudo, contornato a
intervalli da gruppi di rocce nere. L’aspetto dell’oceano,
nello spazio tra la spiaggia e l’isola più lontana, aveva
qualche cosa di straordinario. Per quanto soffiasse in
quel momento un vento così forte che un brigantino,
molto al largo, stava alla cappa con due mani di
terzarolo alle vele di gabbia, e che il suo scafo
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