Page 9 - Una discesa nel Maelstrom
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maggiormente infieriva il tumulto. Là il vasto letto delle
acque solcato e rotto da mille flussi contrari si rompeva
in convulsioni frenetiche, e sussultava, bolliva, sibilava,
roteava in innumerevoli vortici giganteschi, che
turbinavano rovesciandosi verso levante con una
rapidità che l’acqua non prende se non nelle più
precipitose cascate.
Alcuni minuti dopo la scena cambiava di nuovo
radicalmente d’aspetto. La superficie del mare diventò
in generale più unita, l’uno dopo l’altro i vortici
scomparvero, e si palesarono prodigiose strisce di
schiuma, che prima non c’erano. Queste strisce di
schiuma si distesero poi sino a grande distanza, e,
combinandosi l’una con l’altra, si appropriarono il
movimento rotatorio dei vortici che si erano dileguati,
come per formare il centro di un vortice più vasto.
Improvvisamente questo vortice prese forma chiara e
definitiva in un circolo di più d’un miglio di diametro.
Sul margine del turbine si levava una larga cintura di
schiuma lucente della quale però non un solo fiocco
cadeva nella voragine dell’imbuto spaventoso,
costituito, fin dove si poteva spingere l’occhio, di una
muraglia d’acqua, liscia lucida e nera, che formava con
l’orizzonte un angolo di un 45 gradi, e girava
vertiginosamente su se stessa con un moto rotatorio,
dando ai venti la sua voce spaventosa, metà urlo, metà
ruggito, quale neanche l’immane cateratta del Niagara
alzò mai, nella sua agonia, al cielo.
La montagna tremava sulla sua stessa base, la roccia
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