Page 6 - Una discesa nel Maelstrom
P. 6

La “piccola rupe” sull’orlo della quale il vecchio si
           era negligentemente sdraiato per riposarsi (in modo che
           la parte più pesante del corpo sporgeva nel vuoto, e
           l’unica cosa che lo ratteneva dal cadere era il gomito
           puntato contro lo sdrucciolevole angolo estremo della
           roccia), quella “piccola rupe” di nero granito lucente si
           ergeva a picco di un millecinque o seicento piedi sopra
           il mondo caotico delle rocce sottostanti. Per quanto mi
           riguarda, nulla al mondo avrebbe potuto tentarmi ad
           avvicinarne l’orlo più in là della mezza dozzina di piedi
           che me ne separavano.
              Mi sentivo così agitato dalla posizione pericolosa del
           mio compagno, che mi lasciai andare lungo disteso al
           suolo,   afferrandomi   ad   alcuni   cespugli   vicini,   senza
           nemmeno aver il coraggio di alzare gli occhi al cielo. E

           invano   mi   sforzavo   a   scacciare   l’idea   che   le   stesse
           fondamenta della montagna fossero poste in pericolo
           dalla furia dei venti. Mi ci volle del tempo per cedere
           alla ragione e trovare il coraggio di mettermi a sedere e
           spingere lo sguardo nella distanza.
              «Bisogna che dominiate queste impressioni,» disse la
           guida «io vi ho condotto qui appunto per farvi vedere
           nel miglior modo possibile il teatro dell’avvenimento di
           cui vi parlavo, e raccontarvi la storia con esso sotto gli
           occhi.
              Ora   noi   ci   troviamo»   continuò   in   quel   modo
           particolareggiato di parlare che lo distingueva «molto
           vicini   alla   costa   della   Norvegia,   al   68°   grado   di
           latitudine,   nella   grande   provincia   di   Nordland   e   nel


                                          6
   1   2   3   4   5   6   7   8   9   10   11