Page 51 - I delitti della rue Morgue
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gradini. Ora però pareva che esitasse. Dopo un poco lo
sentimmo ridiscendere. Dupin allora si diresse rapida-
mente verso la porta, ma l’uomo aveva ripreso a salire.
Questa volta non si fermò; venne su con decisione e
bussò alla porta della nostra camera.
– Entrate – disse Dupin con voce allegra e cordiale.
Entrò un uomo. Senza dubbio era un marinaio; un
uomo alto, robusto e muscoloso, con una espressione
d’audacia indiavolata che non era del tutto spiacevole.
La sua faccia, molto abbronzata dal sole, era mezzo na-
scosta dai favoriti e dai baffi. Portava un grosso bastone
di quercia, ma non pareva che avesse altre armi. Ci salu-
tò goffamente augurandoci la buona sera con un accento
francese che, quantunque avesse qualcosa che ricordava
la parlata degli svizzeri di Neuchâtel, indicava abbastan-
za l’origine parigina.
– Sedetevi, amico mio – disse Dupin. – Suppongo che
siate venuto per l’Orang-utang. Parola d’onore, quasi
quasi ve lo invidio: è di una bellezza superba e senza
dubbio di un gran valore. Quanti anni credete che abbia?
Il marinaio tirò un gran sospiro, con l’aria di uno che
vien sollevato da un peso intollerabile, e poi rispose su
un tono sicuro:
– Non saprei, proprio; però non può avere piú di quat-
tro o cinque anni. Lo avete qui?
– Ah! no: qui non avevamo posto adatto per tenerlo.
È in una scuderia qui vicino, nella Rue Dubourg. Potete
andare a prenderlo domattina. Naturalmente siete in gra-
do di provarne la proprietà?
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