Page 23 - I delitti della rue Morgue
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«Enrico Duval, un vicino, di professione orefice, de-
pone di essere stato nel numero di coloro che per primi
sono entrati nella casa. Conferma in generale la testimo-
nianza di Muset. Appena introdottisi nella casa richiuse-
ro la porta per impedire l’ingresso alla folla che, malgra-
do l’ora notturna, aumentava rapidamente. Secondo il
teste, la voce acuta era quella di un italiano. Era certo
che non era francese. Non poteva essere sicuro che fosse
voce di uomo. Poteva essere anche voce di donna. Il te-
ste non conosce la lingua italiana. Non ha potuto distin-
guere le parole ma dall’intonazione è convinto che la
voce fosse di un italiano. Conosceva Madame L’Espa-
naye e sua figlia. Ha parlato di frequente con ambedue.
È sicuro che la voce acuta non apparteneva a nessuna
delle vittime.
«Odenheimer, trattore. Questo teste si è offerto spon-
taneamente. Non parla francese e lo si è interrogato per
mezzo di un interprete. È nato ad Amsterdam. Al mo-
mento delle grida, passava davanti alla casa. Sono dura-
te vari minuti, probabilmente dieci. Eran grida prolun-
gate, altissime, spaventose, e strazianti. Egli si trovava
nel numero di coloro che entrarono nello stabile. Ha
confermato la testimonianza precedente in tutto, salvo in
un punto. È sicuro che la voce acuta fosse maschile, e di
un francese. Non ha potuto distinguere le parole. Erano
alte e rapide, inuguali, esprimevano tanto la paura quan-
to la collera. La voce era aspra; piú aspra che acuta. Non
può dire che fosse una voce acuta. La voce rude ha ripe-
tuto piú volte sacré, diable, e una volta: mon Dieu!
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