Page 22 - I delitti della rue Morgue
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«Parecchi altri del vicinato depongono nello stesso
senso, e tutti affermano che nessuno frequentava la casa.
Se le due donne avessero parenti, non si sa. Gli scuri
delle finestre sul davanti si aprivano di rado. Quelli sul
di dietro erano sempre chiusi a eccezione delle finestre
della grande camera al quarto piano. La casa era in buo-
ne condizioni e non troppo vecchia.
«Isidoro Muset, gendarme, depone di essere stato
chiamato verso le tre del mattino e d’aver trovato dinan-
zi al portone venti o trenta persone che cercavano di en-
trare. Ha forzato la porta con una baionetta e non con
grimaldelli. L’ha aperta facilmente, perché era a due bat-
tenti e non era chiusa a chiavistello né da capo né da
piedi. Le grida sono continuate sino a quando non fu
forzato il portone, poi a un tratto sono cessate. Si sareb-
bero dette grida di una persona (o diverse) in preda ai
piú atroci dolori; grida altissime e prolungate, non brevi
e rapide. Il teste è corso per il primo su per le scale.
Giunto al primo pianerottolo ha udito due voci che di-
sputavano in tono alto e rabbioso; una era una voce
rude, l’altra era molto piú acuta, di un timbro singolaris-
simo. Della prima, che era di un francese, ha capito
qualche parola. Era certo che non era una voce di donna.
Ha potuto capire le parole sacré e diable. La voce acuta
era di uno straniero. Non poteva dire se era d’uomo o di
donna. Non ha potuto capir nulla di quel che diceva, ma
gli pareva che fosse spagnolo. È stato poi descritto da
questo teste lo stato in cui furono trovati la camera e i
cadaveri, come abbiamo esposto ieri.
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