Page 14 - I delitti della rue Morgue
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rattere delle sue osservazioni, durante quei momenti.
              Una notte passavamo per una lunga e sordida strada
           nelle vicinanze del Palais Royal. Immersi ciascuno nei
           propri pensieri, da almeno un quarto d’ora non avevamo
           pronunciato sillaba. A un tratto Dupin venne fuori con
           queste parole:
              – È molto, molto piccolo, è proprio vero; starebbe
           meglio al Théâtre des Variétés.
              – Non ci può essere il minimo dubbio, – replicai sen-
           za pensare e senza sulle prime osservare (tanto ero as-
           sorto nelle mie riflessioni) il modo straordinario con cui
           le sue parole si adattavano ai miei pensieri. Un momen-
           to dopo, tornato in me, fui profondamente stupefatto.
              – Dupin, – gli dissi gravemente – questo sorpassa il
           mio intendimento. Non esito a confessarvi il mio stupo-

           re; riesco appena a credere a me stesso. Come avete fat-
           to ad indovinare che stavo pensando a...?
              E mi fermai per assicurarmi al di là di ogni dubbio se
           veramente sapeva a chi pensavo.
              – ... A Chantilly? – disse lui – e perché v’interrompe-
           te? Non stavate pensando che la sua piccola statura lo
           rende inadatto alla tragedia?
              Tale era precisamente il soggetto delle mie riflessioni.
           Chantilly era un ex ciabattino della Rue Saint-Denis che
           andava matto per il teatro e aveva voluto recitar la parte
           di Serse nella tragedia di Crébillon; ma in premio delle
           sue fatiche non aveva avuto che beffe.
              – Per l’amor di Dio, – esclamai – ditemi il metodo, se
           un metodo esiste, col quale siete riuscito a penetrar nel-


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