Page 53 - Odi e Inni
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Non lui col noto squillo solleciti
la tromba, o chiami col tonfo quadruplo
e il ringhio, giù di sulla porta,
la silenzïosa sua scorta.
La notte e il giorno lunghi partitegli
tra lievi sonni, tra piccole opere
voi ora, querule campane,
voi galli dall’aie lontane.
E le semente curi, e le floride
viti rassegni, pampane e grappoli
mirando attento, e poi ritrovi
le fila dei nitidi bovi;
o poti i rari rosai che recano
pii chi le prime rose chi l’ultime,
o leghi i crisantemi e i cespi
de’ glauchi garofani crespi:
e al focolare vecchio dove ardono,
adagio, i ciocchi di vecchie roveri,
attuti, immobile al suo canto,
la doglia dell’omero franto;
o dorma al lene fruscìo del garrulo
rivo, che pure, dopo una torbida
acquata, va col tuon, tra i sassi,
di truppa infinita che passi...
Poi dorma il sonno più forte, l’ultimo:
serenamente; poi ch’egli l’ultimo
dei sonni, forte, non più forte,
lo sa; la conosce la morte:
poi ch’egli cadde già per l’Italia,
poi ch’egli visse tra noi già martire!
Fosse ora morto di ferite,
oh! dava alla Patria due vite!
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