Page 58 - Odi e Inni
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AD UNA RÒCCA
Chi te, non grave scettro, bello, aureo,
diritto, col tuo boccio colmo,
tessé di bionda paglia e di porpora,
nell’aia, all’ombra del grande olmo;
nei mesti giorni, che arrugginiscono le
foglie, e il sole già si vela;
che insegna e fregio fóssi sul candido
corredo e l’odorosa tela?
Nei giorni dolci, che i bovi e gli uomini
e il sole, alfine un po’, riposa;
per esulante vergine, o vergine
giungente nuova all’uscio sposa,
chi te, già prima, solingo e tacito,
traendo la sorrisa bocca,
formò di curve lucide gretole
sul gambo d’avellano, o ròcca?
Te fece in una rupe d’un’isola,
solingo oh! sì, tacito oh! come,
uno chiamato sempre per numero,
un prigioniero senza nome,
ne’ suoi brevi ozi, quando gli attoniti
occhi velava la sua pena,
e come un lungo serpe all’immemore
dormiva ai piedi la catena.
Oh! aie bianche nel plenilunio,
spiranti vecchio odor di grano!
Oh! rare e grandi fiere del prossimo
villaggio, allor così lontano!
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