Page 61 - Odi e Inni
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simile al sole delle fiammee sere,
simile al sole che si trascolora,
quanto al salire, tanto nel cadere.
Ebbe l’occaso; quando avrà l’aurora?...
Cercano, le vedette ultime, ancora.
Aquile, no! Non lo vedrete. Ancora
egli discende e nell’orecchio il gelo
ha di quel soffio e il rombo di quell’ora.
Aquile, no! Non più raffrena anelo
il suo remeggio, più non chiude l’ale
poi ch’una volta le distese in cielo.
Discende ancora con un volo eguale,
discende sempre, calmo ed immortale.
Che forre e gole e vortici e spavento
di precipizi e giganteggiar d’erte
roccie e improvvisi sibili di vento!
O voi delle altitudini deserte,
aquile dei ghiacciai, delle morene,
ei va con l’ale eternamente aperte,
va per le solitudini serene,
fuor della terra, o aquile terrene!
fuor della terra che notturne a prova
serrate, come preda da voi morsa,
tra i fieri artigli, a che più non si muova;
eppur si muove, e corre, e nella corsa
v’aggira e porta e al sole riconduce;
mentre lontana splende la Grande Orsa,
splende Orione, Aldebaran, Polluce...
Ma ci discende nella pura luce.
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