Page 84 - Nuovi poemetti
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mente gracidano gracidano...


                                                             III

                                                       - Soy Italiano
                                                       Tengo hambre... -

                                                                         Ed ecco
                                            brilla nei tardi avvolgimenti il Mincio,
                                            cinto d'un orlo tenero di canne;
                                            s'irida, come d'un sorriso, il lago.
                                            Leva tra i biodi la giovenca il muso
                                            e fiuta l'aria con le froge larghe;
                                            né più dismette di tubar su l'olmo
                                            la tortore e la querula colomba.
                                            Risuona tutta la campagna intorno
                                            d'allegri ringhi e cupi mugli lunghi.
                                            E di lontano ora vien su crescendo
                                            la melodia de' rusignoli in coro,
                                            quasi canoro aereo ruscello,
                                            nel quale, piane, guazzano le rane.
                                            Bombisce a un tratto e palpita la siepe,
                                            e, fatto sciame, volano via l'api
                                            come un'oscura nuvola. Ché tu,

                                                             IV


                                            tu sopra vieni; e ti si fanno incontro
                                            tutte, dai florei pascoli e dai bugni,
                                            l'api con suon d'avene e di campestri
                                            buccine e franto strepere di trombe;
                                            ecco e piegare al tuo passaggio i pioppi,
                                            i lunghi pioppi, con l'ondulamento
                                            d'opre che a tondo menino le falci;
                                            ecco e fiottare al tuo passaggio i campi
                                            d'orzo e di grano, come ad un fecondo
                                            soffio, in un lustro tremolìo di reste;
                                            e impazïenti a te muggir le stalle
                                            chiuse; dall'aie a te squittir la forza
                                            fida dei cani; a te, dal pingue concio,
                                            rosso plaudir, battendo l'ale, il gallo:
                                            perché tu vieni ai dolci campi, ai noti
                                            fiumi, ritorni al tuo natio villaggio,
                                            alla tua gente ed alla tua tribù,


                                                             V

                                            VIRGILIO! O tu, cui partorì la madre
                                            nei campi, al sole, dentro un solco aperto
                                            dal curvo aratro per il pio frumento;
                                            o tu, che avesti per gemello un pioppo



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