Page 86 - Nuovi poemetti
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la dura terra, ed osservar nel cielo
                                            la luna e il sole, e il volo delle gru.

                                                            VIII


                                            Ritorni ai campi, o già dei campi uscito,
                                            uscito in riva all'infecondo mare;
                                            in cui vedesti gli esuli del fato
                                            venir col fuoco tratto fuor dal fuoco,
                                            venire in cerca dell'antica madre.
                                            Una indugiava, delle stelle in fuga;
                                            una splendea tra il rosso dell'aurora.
                                            ITALIA! ITALIA! udivi tu gridare
                                            di su le prue, tra l'ànsito del mare.
                                            Sul tremolante rosseggiar dell'onde,
                                            nere venìan le navi. E c'era a poppa
                                            d'una un gran vecchio che libava il vino,
                                            con gli occhi al cielo. Ed in un verde prato
                                            pascean, drizzando ad or ad or le orecchie,
                                            quattro cavalli d'un candor di neve.
                                            ITALIA! E il mare col sussurro eterno
                                            montava su, ridiscendeva giù...


                                                             IX

                                            O madre grande d'ogni messe, o grande
                                            madre d'eroi! D'oro e d'incenso abbondi,
                                            nessuna terra è più di lei ferace.
                                            Qui piene spighe, qui rigoglio d'uve,
                                            qui pingui ulivi, qui fecondi armenti.
                                            Il bel cavallo qui le zampe al trotto
                                            scambia a test'alta; qui con lenta possa
                                            muovono i bianchi bovi trionfali.
                                            Pascon, la guerra e la vittoria, insieme!
                                            Qui tiepide aure e il fiore d'ogni mese.
                                            Eppur non tigri, non leoni, o l'erba
                                            che buona sembra a cogliere, che uccide;
                                            né il serpe striscia in terra lungo, e s'alza
                                            ravvolto a spire... E quanta opera d'uomo!
                                            Quante massiccie acropoli sui monti!
                                            E quanti fiumi specchiano le grandi
                                            mura di preromulee città!

                                                             X


                                            I suoi due mari? dove il Po travolge
                                            lo scintillìo de' ghiacciai su l'Alpi,
                                            e dove il sacro Tevere conduce
                                            l'acque di neri sotterranei laghi?
                                            E i grandi laghi? così grande alcuno,
                                            che come un mare si ribella al vento?



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