Page 70 - Nuovi poemetti
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E quegli, andando per anguste strade,
vedeva un altro, di rincontro, al varco.
Si vedeano con truci occhi di spade...
E questi cauto s'allestìa lo sbarco
tra giunchi e biodi, quando, ecco un burchiello
venir, piccolo e nero, sotto un arco
d'iride... Ognuno fuggì via dal bello
e scese tra le nebbie, alla Palude.
Ma vi trovava l'ombra del fratello.
E da per tutto s'incontrava, rude,
in quella donna con la sua sommessa
voce, con quelle creature ignude.
In poco tempo il lor dolore messa
avea la sua radice anche su lì;
e quella Terra era già vecchia anch'essa:
soffriva ognuno ciò che già soffrì.
CANTO QUINTO
L'altra faccia lunare
Crescea la luna. Ognuno già per ogni
plaga passava come a lui straniera.
Ognuno al Lago ora pensò, dei Sogni.
Forse la morte non temean, tant'era
la lor tristezza. E il Lago era pur bello
con le bianche ninfee di primavera!
Ivi abbracciato al dolce oblìo gemello
era il ricordo. Ivi cantava un nido,
da sé, partito ch'era già l'uccello.
Cantava il cuore, ora, da sé, col grido
d'allora, a notte! E ve l'udian cantare
i soli morti assisi lungo il lido.
Ed era il Lago ora nel lume, e chiare
fiorian le schiume. Ecco, una luce scialba
si diffondea nel Caucaso lunare.
E dalle grotte orlate di vitalba
videro, i due, rifulgere le accette
lassù, nel monte, tra il chiaror dell'alba.
S'udiva per le valli e per le strette
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