Page 53 - Nuovi poemetti
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Facesti assai correre l'ago e il fuso,
la spola e i ferri. Il bene, si ritrova.
Hai quel ch'è d'uso, ed anche più, che d'uso.
Senza pensarci, ad una casa nuova
tu provvedevi: tu, per quella, in piazza
la seta e i polli tu portasti e l'uova.
Per quella i teli stavano alla guazza
ed alla luna. Dice il babbo, o Rosa:
- Ricca da sposa, oprante da ragazza. -
Ora, il primo anno, o figlia mia, riposa!
Godi, che n'hai, le calze, e le gonnelle
e le tovaglie a spina, a riso, a rosa.
Per me l'hai fatte, e sono così belle!
La madre tua le dona a te... Ma pensa!
Quando i tuoi vecchi un giorno le ciambelle
ti porteranno, ne ornerai la mensa».
III
Così diceva; ma di tanto in tanto
le si arrochiva e si spengea la voce.
Assieme allora elle faceano un pianto.
Come è qui tutto, insino i fiori, a croce!
La madre altrove la condusse, un banco
le aperse, nuovo, lucido, di noce.
«È tuo, con tutto il suo tesoro bianco».
IL SALUTO
I
E il giorno avanti le sue nozze in fiore
rivide, errando per il colle e il piano,
ciò ch'ella amava, e che non era amore.
E salutò coi cenni della mano
la vigna verde che gli dava il vino,
il campo grande che gli dava il grano;
e il melograno rosso e il biancospino
della sua siepe, e il campo così smorto,
in cui fiorì come un bel cielo il lino:
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