Page 49 - Nuovi poemetti
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Fategli festa: ei viene di sotterra,
e sé dà cibo a quei che l'hanno ucciso,
il figlio pio del Cielo e della Terra!
Siete suoi figli; e, dopo che al sorriso
di vostra madre, di tra le sue stesse
mammelle sante, avete a lui sorriso.
Lo stringevate, che non vi cadesse,
con le due mani, ancora gronchie, al core,
dandogli un bacio. Egli le sue promesse
attiene, e per noi nasce e per noi muore.
II
Fategli festa. Era finito il grano...
il grano vecchio. Or quello ch'è più in cera,
noi sceglieremo e batteremo a mano.
Il meglio, il fiore dell'annata intera,
noi manderemo subito al molino;
che l'abbia a giorno e che lo renda a sera.
L'affioreremo. Vuo' lo staccio fino.
Prepareremo il lievito, ch'è quello
che il nonno in casa ritrovò bambino.
Sia buono il pane, ma non sia men bello:
meglio che un brutto pan di fiore approvo
un bel colombo fatto di cruschello.
Sia ben levato e pieno come un ovo,
e col suo sale; buono anche da solo.
Sia questo primo pane di gran nuovo
per te, mia figlia, che mi prendi il volo.
III
Ma da' la pietra alla tua falce, o Rosa.
Mieti con gli altri. Mieterai più lenta
nei dì che passi tra fanciulla e sposa;
nei dì che il cuore sembra che si penta
di far le spighe che per ciò son nate...
Mieti anche tu. Nelle tue carni ei senta
l'odor del grano e della grande estate».
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