Page 47 - Nuovi poemetti
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Passava in alto, tra un cantar d'uccelli,
con una gonfia nuvoletta nera...
E il gran fece il cannello, anzi i cannelli.
Doglia di verno, gioia a primavera!
Tanti cannelli, tante spighe, nate
d'un chicco solo; e questo chicco ov'era?
Non c'era più. Restare, a che? Pensate.
Il grano in tanto chiuso nello stelo,
dentro le verdi lolle accartocciate,
fioriva. Unita era la Terra e il Cielo.
III
Fioriva il grano. Erano in casa, i fiori,
con l'uscio chiuso, e nuovi della vita
mescean celati i loro dolci amori.
Alfin la spiga aperse con due dita
l'uscio, e guardò stringendo a sé la veste.
Ma come vide al Ciel la Terra unita,
anch'ella uscì, ma con un vel di reste.
E LAVORO
I
E il grano è bello. Ma non fu soltanto
la terra e il cielo, fu la nostra mano.
Chi prega è santo, ma chi fa, più santo.
E prima scelsi il seme del mio grano
tra il grano mio. Grani più duri e grossi
o più gentili non cercai lontano.
Altri grani, altre terre, ed altri fossi
ed altri conci. Il grano da sementa
non lo tribbiai né macchinai, ma scossi.
Quando fu tempo, presi calce, spenta
da me, non vecchia; tal che, non appena
l'acqua la bagni, bulica e fermenta.
Ne feci latte, e in una cesta piena
v'immersi il grano, che un po' sempre molle,
quando sentii la lunga cantilena
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