Page 43 - Nuovi poemetti
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Di quando in quando vengono i fratelli
portando rami striduli a bracciate:
entra con loro il canto degli uccelli,
entra con loro il soffio dell'estate.
IV
Ma sazi alfine i tuoi voraci allievi,
or l'uno or l'altro, lasciano la foglia.
Erano pigri, agili sono e lievi.
Vagano spinti da non so qual voglia.
Talvolta alcuno qua e là s'arresta.
Sembrano ciechi che da soglia a soglia
vadano tentennando con la testa.
V
Tu sai, tu vegli: a tempo tu facesti
nella tua selva, o Rosa, quando c'eri
pei primi funghi, irsute stipe e cesti.
Rami d'ulivi, anche di meli e peri,
anche di viti, tu serbasti insieme,
e, quali alberi, piccoli ma veri,
gambi di rape, dopo colto il seme.
VI
Di questi rami ed alberi minori
alzi in un tiepido angolo tranquillo
un bosco secco senza foglie e fiori.
- Che rifiorisca? - par che rida il grillo.
Non ride il ragno: egli fa pur le tele!
Né l'ape ch'ama il regamo e il serpillo:
tutto può darsi; ella fa pure il miele!
VII
Vanno inquïeti, contro lor costume.
Qual monta i ritti, qual s'appende al muro.
Traspare il corpo se si spera al lume.
Più nulla è in loro, che non sia futuro.
Par che la bocca un fil di luce aneli.
Il verme è mondo, il verme è tutto puro...
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