Page 33 - Nuovi poemetti
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colmi di stelle il tacito convento.
- Mucchi di stelle, grappoli di mondi,
nebbie di cosmi. Il frate disse: «O duce
di nostra casa, vieni! Eccoci mondi».
In quella immensa polvere di luce
splendeano, occhi di draghi e di leoni,
Vega, Deneb, Aldebaran, Polluce...
E il frate udì, fissando i milïoni
d'astri, il vagito d'un agnello sperso
là tra le grandi costellazïoni
nella profondità dell'Universo...
II
E il dubbio entrò nel cuore tristo e pio.
«Che sei tu, Terra, perché in te si sveli
tutto il mistero, e vi s'incarni Dio?
O Terra, l'uno tu non sei, che i Cieli
sian l'altro! Non, del tuo Signor, sei l'orto
con astri a fiori, e lunghi sguardi a steli!
Noi ti sappiamo. Non sei, Terra, il porto
del mare in cui gli eterni astri si cullano...
un astro sei, senza più luce, morto:
foglia secca d'un gruppo cui trastulla
il vento eterno in mezzo all'infinito:
scheggia, grano, favilla, atomo, nulla!»
Così pensava: al sommo del suo dito
giungeva allora da una stella il raggio
che da più di mille anni era partito.
E vide una fiammella in un villaggio
lontano, a quelle di lassù confusa:
udì lontano un dolce suon selvaggio.
Laggiù da una capanna semichiusa
veniva il suono per la notte pura,
il dolce suono d'una cornamusa.
E risonava tutta la pianura
d'uno scalpiccio verso la capanna:
forse pastori dalla lor pastura.
E il frate al suono dell'agreste canna
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