Page 481 - La mirabile visione
P. 481

L'ULTIMA VISIONE


              Ogni cielo ha per motore un ordine di angeli. Dante enumera
           le gerarchie con qualche diversità nel Convivio e nella Comedia.
           In questa segue Dionigi, non solo nel novero ma anche negli
           uffizi dei singoli ordini.
              La prima e più sublime gerarchia, di Serafi, Cherubi e Troni ha
           quest'uffizio in S. Dionigi. Il nome di  Seraphim  designa (mi
           limito alle ultime parole del periodo) "una proprietà luciforme e
           illuminativa che caccia e cancella ogni oscurità di tenebra" . Dal
                                                                    548
           comento del gesuita Croderio (commento derivato da autorità più
           antiche, il quale però non è assurdo citare a proposito di Dante)
           ricavo: "Tropologicamente, in Ezechiele, i Serafini presentano il
           tipo d'un'umile  e pronta e cieca obbedienza, mentre, coperta la
           faccia e gli occhi, quasi rinunziando al proprio giudizio, e coperta
           la parte inferiore del corpo, per la quale si designano gli effetti,
           ritengono   due   ale   spedite   a   volare,   cioè   a   eseguire   i   divini
           comandi" . Ricordo che le ale loro son  sei: due velavano la
                    549
           faccia e due i piedi: le altre due erano pronte al comando. Risulta
           da ciò che i Serafini son simili e contrari a Lucifero il quale ha
           sei  ali; e che son  umili  quant'esso è  superbo. Egli non aspettò
           lume, e quelli ritengono la proprietà luciforme e illuminativa. Ed
           essi sono igne, e quello è gelo. Il nome Cherubini significa la loro
           virtù di conoscere e rimirar Dio; ed essi (mi limito, come sopra)
           "la  sapienza loro donata,  senza invidia  derivano e trasfondono
           agli inferiori ." I cherubini "hanno molti occhi a significare la
                        550
                                          551
           moltitudine   della   cognizione" .   E   qui   ricordiamo   la   pena
           degl'invidi nel purgatorio, i quali son fatti orbi, e ricordiamo
           sopra   tutto   il   facile   etimo   d'invidia,   e   ricordiamo   che   neri

           548   Dion. Ar. De cael. Hier. 7, 1.
           549   Nell'ed. di Dion. Areop. Lutetiae Parisiorum Chaudière 1644: pag. 76.
           550   Dion. Ar. ib.
           551   Dalla parafrasi di Pachymere, ed. cit. pag. 78.


                                         481
   476   477   478   479   480   481   482   483   484   485   486