Page 160 - La mirabile visione
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Io non spero che mai per sua pietate
degnasse di guardare un poco altrui:
così è fera donna in sua beltate
questa, che sente Amor negli occhi sui.
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Disdegnosa la Donna, la cui benignità precorre al domandare?
crudele e spietata la Donna in cui è, se mai in persona,
misericordia e pietà? Non umile verso d'alcuno, la Donna umile
ed alta più che creatura? Qualcuno certo rigetterà subito i miei
raffronti, e dirà: Non può essere; hai sognato! Eppure anche
fermandoci all'allegoria, che dico? anche non andando più in là
della lettera, dobbiamo trovare dello strano e del contradditorio in
questo chiamar fera e disdegnosa la donna gentile che, come
leggiamo nella Vita Nova, lo riguardava "sì pietosamente, quanto
a la vista, che tutta la pietà parea in lei accolta"; (VN. 35) che,
come leggiamo nel Convivio, "passionata di tanta misericordia si
dimostrava sopra la di lui vedova vita, che gli spiriti degli occhi
suoi a lei si fero massimamente amici". (Co. 2, 2) Ma ognun dirà
che tali sono le contraddizioni dell'amore, e che nell'amore la
donna oggi par buona, domani cattiva, ora dolce ora amara. E,
quanto all'allegoria, ognun converrà nel ritener giusta la ragione
che Dante assegna della fierezza e del disdegno, che gli mostrò
alcuna volta la filosofia, sebbene a principio non fosse che una
pia consolatrice. E dovrebbe anche ognuno convenire che tali
composizioni polisense è malagevole condurre sì che tutti i sensi
riescono al pari congruenti e condecenti. E sol che abbia data
un'occhiata ai libri dei mistici, vorrà consentire... Ma il consenso
d'ognuno ha da venire dopo ben più difficili prove.
A questa medesima donna, o ad altra, in altre poesie fa la
medesima accusa. Queste poesie sono tre canzoni: Così nel mio
parlar, Amor tu vedi ben (una sestina doppia), Io son venuto; tre
sestine: Al poco giorno, Amor mi mena, Gran nobiltà; un sonetto:
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