Page 168 - Minerva oscura
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lere, ma senza l'intervento della ragione.
Pag. 82: «La seconda parte dell'Inferno si apre colla città di
Dite, attorno alla quale sta la palude Stigia, al di fuori; al di den-
tro stanno le arche infuocate degli epicurei e degli eretici; ed è
questo il sesto cerchio, ed il primo dei quattro compresi dentro la
città di Dite».
È il sesto cerchio, ma appena d'un poco più basso del quinto,
seppure non è allo stesso livello. In fatti Dante ha in mente gli
spaldi d'una vera città, rappresentandosi quelli di Dite; e le arche
sono ai piedi di essi in grandi campagne; e queste campagne in-
terne sono certo più elevate del fondo e anche dell'orlo delle alte
fosse esterne. La terra sconsolata è bensì entro nella valle, ma la
domina. Or Dante così volle, perchè gli eresiarchi volle bensì rei
di malizia, e perciò li pose dentro Dite, ma li fece pure rei d'acci-
dia collocandoli allo stesso, o quasi, livello delle genti fangose.
Non è da tralasciare che il Todeschini, che il Bartoli cita in nota a
questo punto, bene intuì scrivendo che Dante per vaghezza «di
serbare nell'opera sua certe corrispondenze superficiali, e quasi
direi materiali,» ha collocate «le anime perdute pel mancamento
non malizioso della fede, nel primo cerchio dell'Inferno superiore,
perchè stessero in corrispondenza coi reprobi che mancarono di
retta fede per propria malizia, i quali vennero da lui collocati nel
primo cerchio dell'Inferno profondo». Donde il Del Lungo ricavò
questa corrispondenza:
ignavi e angeli neutrali (nel vestibolo)
meno colpevo- { non battezzati e pagani virtuosi (nel 1° cer-
li
chio).
più colpevoli { epicurei ed eresiarchi (nel 6° cerchio)
giganti (tra l'8° e il 9°).
Ma certamente è in tutti e due imperfetta l'osservazione e la di-
stribuzione. Il che riuscirà evidente a chi ponga mente a questa
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