Page 161 - Minerva oscura
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nel modo dell'ira, dell'invidia e della superbia. Dunque in Dante
incontinenza d'ira non è il proprio peccato d'ira. Questo va unito
col mal del prossimo, del prossimo almeno: dico almeno, perchè
nella colpa d'ira quale si purga nel secondo regno, non può essere
l'odio proprio e l'odio dell'esser primo: col male, dunque, d'altrui.
Ora Dante espressamente dice di Filippo Argenti:
in sé medesmo si volgea co' denti.
E suo misfatto non ha a raccontarci, ma dice solo:
Quei fu al mondo persona orgogliosa;
Bontà non è che sua memoria fregi.
Una mala disposizione quindi e un peccato negativo, un difetto
assoluto di opere buone. Rassomiglia quindi questo peccatore
agl'ignavi
che visser senz'infamia e senza lodo,
di cui
fama... il mondo esser non lassa;
che
mai non fur vivi.
Quelli non ebbero volontà, questi l'asservirono all'appetito,
cioè alla parte d'esso che è detta irascibile; ma nè quelli nè questi
fecero il male, come nè il bene. Sono accidiosi e questi e quelli.
Così gli interpreti avrebbero concluso, se non si fossero lasciati
traviare dalla parola ira, che Dante pose bene a malizia! Così gli
interpreti avrebbero concluso, pensando che, come l'ira è peccato
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